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Che fine hanno fatto le lucciole?

Tessa Gelisiodi Tessa Gelisio   
Che fine hanno fatto le lucciole?

Ricordo benissimo, quando ero bambina, che aspettavo con ansia le calde sere d’estate, a giugno inoltrato, nelle mie campagne livornesi, per vedere apparire quelle che per me allora erano le piccole fate del mio giardino: le lucciole.

Questi coleotteri luminescenti dal nome scientifico Luciole (una L sola!) e appartenenti alla famiglia dei Lampiridi (che in greco antico significa “ciò che splende”) ormai sono praticamente rarissimi da vedere e presto potrebbero essere estinti. E la colpa come al solito è dell’essere umano.

Perché non vedere più lucciole è preoccupante

Aldilà del significato iconico di queste creature, presente in diverse culture e tradizioni, le cui vistose manifestazioni di corteggiamento (quello che si illumina, infatti, è proprio il tratto finale del corpo per esibire gli organi riproduttivi, sia del maschio, che della femmina) hanno anche un valore economico come attrazioni ecoturistiche ma soprattutto la presenza delle lucciole è importante  per capire la salute del nostro pianeta.Essendo insetti molto sensibili ai cambiamenti climatici e alla salubrità dell’aria, le lucciole svolgono un ruolo da bioindicatori e ci possono aiutare a valutare una modificazione della qualità dell’ambiente. Purtroppo sono a rischio di estinzione e come documenta un recente studio dell’American Institute of Biological Sciences sembra che il problema sia globale. Le cause principali sono certamente l’uso di pesticidi, l’inquinamento luminoso e la perdita del loro habitat originario dovuta alla progressiva urbanizzazione, industrializzazione e intensificazione agricola.

La bioluminescenza, una proprietà straordinaria

La bioluminescenza è una caratteristica inconfondibile delle lucciole. La capacità di emettere luce senza produrre calore appartiene anche ad altri animali, piante, funghi e batteri, come i famosi pesci abissali. I meccanismi sono differenti, ma nel caso della lucciola la bioluminescenza dipende dall’azione di almeno due composti chimici: un gruppo di molecole che emettono la luce, chiamate “luciferina”, e un enzima catalizzatore, la “luciferasi”. 

I motivi in natura per brillare sono molti: per confondere e stordire i predatori, per attirare la preda, ma anche come strategia di corteggiamento. Questi affascinanti Lampiridi iniziano ad illuminarsi una volta che da larve sono diventati insetti, e in occasione dei rituali di accoppiamento. Il maschio emette segnali ritmici per attrarre la femmina, ma per pochi istanti, mentre la femmina se interessata all’approccio, risponderà con frequenze luminose differenti e continue che possono durare anche due o tre ore. Ma alcune di loro, un genere del Nord America chiamato Photuris, per esempio, sfruttano la bioluminescenza come mimetismo aggressivo per attirare maschi di un’altra specie e poi divorarseli appena prima dell’amplesso. Delle vere e proprie femme fatale! 

Lucciole, dove trovarle ancora

Benché queste creature siano adatte a climi umidi e temperati, possono vivere a quasi tutte le latitudini, eccezion fatta per le zone molto fredde, vicine ai Poli. In Italia possiamo ancora incontrarle in Basilicata, Calabria e Sicilia, ma è dagli anni ‘80 che la loro popolazione ha iniziato notevolmente a ridursi. Lo scrisse anche Pasolini in un articolo sul Corriere della Sera già nel 1975!

Come salvare le lucciole

Come consiglia l’associazione Firefly Conservation & Research del Texas si può seguire qualche piccolo consiglio a livello locale per rendere il tuo giardino un ambiente favorevole per le lucciole:

Spegni le luci esterne di notte.Lascia qualche potatura di tronco a decomporsi naturalmente che potrebbe ospitarle.Attraile con una piccola fonte di acqua come uno stagno in giardino. Non usare pesticidi o prodotti chimici, ma fertilizzanti naturali.Non falciare eccessivamente il prato.Pianta alberi autoctoni e piante attiranti come il gelsomino, il tarassaco, la lavanda, le margherite e le campanule.

A fronte di tutto ciò converrebbe anche farsi una chiacchierata con i propri vicini e convincerli ad usare le tue stesse precauzioni, per permettere a queste creature meravigliose di ritrovare un loro habitat e tornare a illuminare con le loro scie ammalianti le nostre sere d’estate.

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Tessa Gelisiodi Tessa Gelisio   
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