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Dai vecchi smartphone possibile recuperare oro, argento e rame: il progetto Enea per il riciclo delle preziose materie prime

Si parte dalla regione Lazio. Possibile recuperare ingenti quantità di minerali preziosi

di R.Z.   
Foto Shutterstock
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Gli smartphone sono senza ombra di dubbio tra i dispositivi tecnologici più diffusi al mondo. Secondo una ricerca condotta da Strategy Analytics, aggiornata a giugno 2021, circa 4 miliardi di persone - la metà dell'intera popolazione mondiale -, possiede infatti uno smartphone. Questi apparecchi, al pari dei computer, al loro interno custodiscono schede elettroniche realizzate con circuiti che contengono componentistica in rame, palladio, oro e argento: materie prime nobili e altamente remunerative. Vista la frequenza con la quale ogni utente sostituisce il proprio telefono con uno più moderno, è ora fondamentale trovare un sistema per recuperare tali risorse. Secondo gli esperti del settore, da una tonnellata di schede si riescono a recupera 276 grammi di oro, 345 grammi di argento e ben 132 chilogrammi di rame. Un vero e proprio tesoro che, per motivi economici, come anche per questioni ambientali, non possiamo permetterci di gettare via a cuor leggero.

In Italia 78mila tonnellate di rifiuti tecnologici

E l'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea) ha lanciato per questo il progetto Portent. I device obsoleti diventano miniere di materiali da recuperare per realizzare nuovi prodotti tecnologici. In Italia, nel 2020, la raccolta di rifiuti tecnologici ha superato quota 78mila tonnellate, con un aumento del 7,68 per cento rispetto all’anno precedente. Questi “rifiuti” non sono ovviamente tutti uguali. Quelli più interessanti sono i vecchi smartphone. Danilo Fontana, ricercatore Enea, sostiene che la nuova tecnologia sviluppata dall’agenzia nazionale riesce a riciclare oltre il 96 per cento dei metalli preziosi presenti in un vecchio dispositivo.

Per salvare economia e ambiente

Il progetto Portent per il momento partirà dalla regione Lazio, dove nel 2020 sono stati dismessi dispositivi elettronici per un peso totale di circa 6 mila tonnellate. Ciò significa che, grazie alla tecnologia Enea, potrebbero esser recuperati qualcosa come 1650 chilogrammi di oro, 2000 chilogrammi di argento e poco meno di 800 mila chilogrammi di rame. Insomma un vero tesoro che farà certamente bene all’economia del Paese ma ancor più alla salute dell’ambiente.

di R.Z.   
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