Piano paesaggistico Sardegna, Roggio: “Basta con l’idea che il turismo aumenta se si costruisce di più"
Ppr e proposte di Piano casa al centro del convegno “Non giochiamo con le costruzioni” organizzato da Progressisti e Possibile. L’architetto: con pochi accorgimenti il piano del 2006 potrebbe svolgere una funzione eccellente per ospitare i turisti nei paesi spopolati ma ancora vitali”
In Sardegna, un giorno sì e l’altro anche, la giunta di centrodestra guidata da Christian Solinas sta tentando di mettere al centro della discussione politica l'ostilità al Piano paesaggistico regionale (Ppr) varato nel 2006 dalla giunta Soru. Si è parlato di questo nel corso di un convegno (“Non giochiamo con le costruzioni”) promosso dal gruppo dei Progressisti in Regione e da Possibile. Perché "il confronto su temi così rilevanti non può chiudersi all’interno del Consiglio regionale”, hanno spiegato i promotori. Al centro della discussione “l’inedificabilità della fascia costiera e quindi dei 300 metri dal mare, la tutela dei parchi e delle zone umide, dei beni culturali e degli usi civici”. Principi che il centrodestra vuole rimettere in discussione. “Qual è l’idea di sviluppo della Sardegna?”, ha chiesto ad inizio lavori Thomas Castangia di Possibile. Serve una risposta netta. L’attuale giunta su questo tema “non sembra avere le idee chiare: noi sosteniamo che il limite dei 300 metri deve assolutamente restare”, ha replicato la consigliera regionale dei Progressisti Maria Laura Orrù.
Per l’architetto Sandro Roggio “Non giochiamo con le costruzioni” non è solo il tema di un dibattito aperto: è un grido d’allarme. “Sì, sembra una battuta se non fosse che presto assisteremo a un gioco pesante. Le diverse proposte saranno unificate e riaggiustate nel corso del dibattito. Temo che uscirà un testo pericoloso per l’integrità dei paesaggi sardi. E un aumento dello squilibrio territoriale e sociale. Aumenterà il vuoto di paesi spopolati anche per l’attrazione di luoghi dove il ciclo edilizio sembrerà la soluzione dei mali dell’isola”.
La Sardegna, le coste, le città, i paesi, le zone interne, hanno bisogno di certezze. “Il modello è indicato nel Ppr 2006: impedire la trasformazione di aree intatte e declinare l’accoglienza nel sistema insediativo esistente. Che con pochi accorgimenti e anche incrementi di volume potrebbe svolgere una funzione eccellente per ospitare i turisti nei paesi spopolati ma ancora vitali. Meglio di come si fa nei villaggi vacanze con l’animatore”, ha sostenuto anche nel corso del dibattito l’architetto. Che poi ha ribadito il suo stop a trasformazioni inutili e dannose. “Bisogna smettere l’idea che più volume edificato incrementa il flusso di turisti. Per fare arrivare vacanzieri non solo ad agosto, servono trasporti efficienti e a costi ragionevoli. D’altra parte l’indice di occupazione di strutture ricettive è nel mese di agosto poco sopra il 50 percento. Risibile nei 12 mesi. Lo dice il Centro Ricerche Economiche Nord e Sud (Crenos). Per questo servirebbe un quadro conoscitivo completo prima di decidere nuove aggressioni al paesaggio”.
Il territorio sardo può sopportare ancora per molto (e con quali strutture) il turismo di massa o è meglio incoraggiare quello d’elite (meno territorio utilizzato e più entrate)? “La Sardegna – ha commentato l’architetto - può dare risposta ai due target già adesso. Ormai élite e massa hanno esigenze raffinate, mettono al centro la natura conservata, itinerari culturali e buon mangiare. Sì, si può fare senza consumare altro suolo. Magari con investimenti nella produzione agroalimentare. D'altra parte in Sardegna sette bistecche su dieci vengono importate”. Nella Regione c'è stato un cambio di guardia, ora si sta mettendo in discussione il precedente piano paesaggistico con due distinte proposte di legge. Roggio è preoccupato. “Le due proposte di legge stanno nel solco che conosciamo, in continuità con le idee emerse quando il presidente della Giunta Regionale era il forzista Ugo Cappellacci e in parte rilanciate dalla giunta di centrosinistra a guida Pigliaru. L’obiettivo più temibile è sempre lo stesso: ammansire il Ppr con l’eliminazione di vincoli in fascia costiera e in agro. Incrementi di volume secondo una percentuale incerta e riduzione del lotto minimo in agro, dove si vorrebbe consentire la realizzazione di abitazioni a chiunque - non solo agli agricoltori”.
Uno specchietto per i costruttori. “Si capisce che è il solito jingle, PianiCasa in deroga: più volumi per tutti dappertutto. Anche nelle aree di maggiore pregio. Credo che alla fine si rispecchierà la doppia visione, e al populismo della cameretta in più si proverà ad aggiungere la risposta ad attese di più altolocati speculatori. Ci saranno disposizioni populiste e immagino aperture a grandi intraprese che premono da un po’ per deroghe speciali. Vedremo l’esito nel voto finale in aula dove decideranno gli emendamenti trasversali. E spero che i provvedimenti siano rispettosi della giurisprudenza costituzionale”. Progressisti e Possibile temono che per modificare il Ppr del 2006 la giunta Solinas sia pronta ad approvare una legge ordinaria capace di sterilizzare il concetto espresso da Barbara Cadeddu, dottore in di ricerca in architettura “rigenerazione dell’esistente” a favore di altro cemento.