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Un mondo impazzito che pur avendo in mano la carta delle rinnovabili invoca l’utilizzo del nucleare

Ma le energie green sembrano vincenti su tutta la linea. Tempi di sviluppo e utilizzo, come anche i costi decisamente più esigui, ne giustificano l’uso immediato

di Roberto Zonca   
Foto Shutterstock
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Grazie alle energie rinnovabili il mondo potrebbe già oggi liberarsi dalle catene dei combustibili fossili. Questo consentirebbe il raggiungimento di tre importanti obiettivi: il primo è la rapida riduzione delle emissioni di CO2; il secondo riguarda l’abbattimento dei costi dell’energia; e il terzo la spinta al settore occupazionale (con una previsione di 7,7 milioni di posti entro il 2050). Insomma, puntare sulle energie rinnovabili non farebbe bene soltanto al pianeta ma darebbe da vivere a milioni di persone in tutto il mondo. Nonostante la premessa molti leader dell’Unione europea sembrano più propensi a voltare le spalle alle rinnovabili per favorire il più discusso nucleare.

Volendo restare sui dati oggettivi, evitando di toccare il tema sicurezza o quello ancor più complesso dello smaltimento rifiuti, è possibile dire che il nucleare è un'energia antieconomica. Costruire una centrale di questo tipo richiede moltissimi anni e ingenti capitali. Nel corso dell’emergenza Sars-Cov-2, per far fronte ai bisogni energetici del pianeta, il mondo ha visto crescere la produzione di energia rinnovabile del 30 per cento (+256 GW rispetto al 2019). Il settore ha beneficiato principalmente della spinta di eolico (111 GW) e fotovoltaico (127 GW). Il nucleare, invece, ha potuto contribuire in minima parte: la capacità netta installata è aumentata, a livello globale, di appena 400 MW, con un costo di produzione che non solo non è diminuito (cosa avvenuta per le rinnovabili), ma è persino aumento, mediamente, del 33 per cento (dati World Nuclear Industry Status Report 2021).

E i dati confermano anche il trend degli investimenti. Per lo sviluppo di nuovi impianti eolici, solari e fotovoltaici sono stati investiti nel 2020 più di 300 miliardi di dollari. Mentre per la realizzazione di nuove centrali nucleari la somma si è fermata a poco meno di 18 miliardi di dollari: “La quota di nucleare nel mix elettrico globale – evidenzia in un preciso rapporto Mycle Schneider, consulente energetico indipendente basato a Parigi - ha ripreso la lenta ma costante tendenza al declino, portandosi al 10,1% della generazione lorda complessiva, sempre più lontano dal picco del 17,5% toccato nel 1996”.

“A luglio 2021 - si legge nel rapporto World Nuclear Industry Status Report 2021 - nel mondo erano in funzione 415 reattori, per una potenza totale installata di circa 369 GW. Allo stato attuale sono in fase di costruzione 53 reattori, 18 dei quali in Cina”. Il problema di questa tecnologia è fondamentalmente la lentezza di costruzione degli impianti: almeno 31 progetti sono in ritardo sulla tabella di marcia. Nel decennio passato, sono entrati in funzione 63 nuovi reattori. Di questi 37 si trovano in Cina. Il tempo medio per la realizzazione di una centrale è di 10 anni.

Insomma, le necessità energetiche non sembrano sposarsi con la lentezza “necessaria” per la realizzazione di un impianto nucleare. Le perplessità sul nucleare, e dunque sui proclami dei leader politici europei, sembrano più che giustificate. Il mondo ha bisogno di una soluzione capace di aprire la strada ad una transizione energetica rapida (e sicura). Sviluppare nuovi impianti a fonti rinnovabili sembra invece non soltanto più rapido, ma anche più economico e sicuro.

I costi di produzione energetica

Produrre 1 kilowattora (kWh) di elettricità con il fotovoltaico costa in media (dato riferito al 2020) 3,7 dollari, con l'eolico 4,0 dollari. Lo stesso kilowattora, con il gas, ha un costo di poco inferiore a 6 dollari, mentre con il carbone si raggiungono gli 11,2 dollari. A costare di più è ancora una volta il nucleare, che ha un costo medio di poco superiore a 16 dollari.

"Il problema - precisa Schneider - è quanto dobbiamo ridurre i gas serra e quanto rapidamente. Se parliamo della costruzione di nuove centrali, il nucleare è semplicemente escluso". Perché dunque questo ritorno di fiamma nei confrontidel nucleare? Cosa c'è dietro ai nuovi proclami. "Ogni euro investito in nuove centrali nucleari peggiora la crisi climatica - aggiunge l'esperto - perché non può essere usato in opzioni efficienti per la protezione del clima: le rinnovabili sono diventate così convenienti che in molti casi sono al di sotto dei costi operativi base delle centrali nucleari". Secondo Schneider, la costruzione di nuove centrali atomiche non ha nessuna ragione economica o ecologica, e risponde solo a motivazioni politiche (militari per la Francia, di influenza geopolitica per la Cina) o a interessi delle aziende del settore: "Se l'industria del nucleare non lancia progetti fantasma, muore ancora più rapidamente".

di Roberto Zonca   
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