I nuovi “eroi” al lavoro per tenere pulite le città. E il materiale diventa energia
Il presidente di Eco Eridania: "Si applica economia circolare"
L‘emergenza coronavirus in atto in Italia sta mettendo a dura prova anche le aziende che si occupano della gestione dei rifiuti. Fra tamponi faringei, guanti in lattice e mascherine nell'ultima settimana, evidenziano gli esperti, i rifiuti ospedalieri sono aumentati considerevolmente, e va ricordato che questi possono essere estremamente pericolosi per la salute pubblica. Chi si occupa della raccolta, e chi poi della gestione del materiale, sta comunque riuscendo a "garantire, a tutto il sistema sanitario nazionale, servizi adeguati, pur nel contesto di straordinaria emergenza" assicura Lucia Leonessi, direttore generale di Confindustria Cisambiente a cui fanno capo le imprese del settore ecologia e igiene ambientale. Gli operatori lavorano senza sosta per rimuovere i rifiuti dalle strade delle nostra città e dagli ospedali.
E c’è chi già li chiama “nuovi eroi”, quelli di cui nessuno parla, benché rischino in prima persona pur di tenere pulite le città e gestire sia i rifiuti urbani che quelli ospedalieri, triplicati. Se medici e infermieri, col loro operato, stanno facendo il possibile per garantire l’assistenza sanitaria alle persone colpite, ci sono persone il cui lavoro passa purtroppo inosservato anche se è altrettanto importante. Sono 90 mila - evidenzia GreenMe.it in un approfondimento - e corrono senza sosta per garantire i servizi pubblici ed essenziali di raccolta e trattamento rifiuti”.
Tra gli associati di Cisambiente c'è anche Eco Eridania SpA, primo operatore europeo nella gestione dei rifiuti sanitari (sua attività prevalente), che ne raccoglie la gran parte nel mercato italiano "in tutta sicurezza e applicando l'economia circolare, cioè dalla raccolta del rifiuto alla sua trasformazione fino al riutilizzo - spiega il presidente Andrea Giustini che poi aggiunge -. Su 150-200mila tonnellate di rifiuti speciali prodotti all'anno in Italia fra pubblico e privato, ne gestiamo la metà di cui 70-80mila finiscono nei nostri impianti". In questo periodo di emergenza coronavirus, gli operatori sono tuttavia "sotto sforzo”. “I rifiuti ospedalieri sono aumentati del 20 per cento”. Per ringraziare il maggior impegno richiesto la società ha deciso di stipulare “per tutti un'assicurazione con le Generali per i rischi da coronavirus per il 2020 in modo che possano avere vari riconoscimenti, anche i rimborsi per spese di baby sitter”.
Per la serenità di tutti gli italiani il presidente di Eco Eridania ha voluto ribadire cosa viene fatto con i rifiuti sanitari raccolti. Trattandosi di materiale pericoloso, "perché potenzialmente infetto, viene trattato con una rigida procedura”. I rifiuti sono “messi in sacchi e poi in contenitori che vengono raccolti e portati in impianti dedicati e autorizzati a smaltire questo genere di scorie”. Come? Finiscono nei forni, ossia nei termovalorizzatori. Bruciandoli si riesce così a produrre energia che viene immessa nella rete. Per quanto riguarda invece i contenitori usati per il trasporto va detto che sono riutilizzabili, ma non prima di una profonda e meticolosa sanificazione. Certo, non sempre ciò è possibile e, in questo caso, quando le condizioni sono tali da non permetterne un recupero, si procede con la distruzione: finiscono anche loro nell'impianto di Eco Eridania dove vengono bruciati producendo ancora una volta energia che sarà però utilizzata per fabbricare altri contenitori sempre nello stesso impianto.