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Quando i rifiuti diventano una miniera d'oro: la spazzatura diventa digitale e si ricicla tutto

Il caso Liguria: l’ultima frontiera dell’immondizia sono proprio il digitale e la sostenibilità. “I rifiuti non devono essere un costo, ma una ricchezza”

di Massimiliano Lussana   
I rifiuti possono essere una miniera d'oro (Ansa)
I rifiuti possono essere una miniera d'oro (Ansa)

Oggettivamente, se c’è un tema che è difficile declinare applicato al mondo digitale e green, pare essere quello dell’immondizia. O, secondo le declinazioni semantiche regionali o politically correct, la rumenta, l’oggetto principale della nettezza urbana, la monnezza, la spazzatura, il rusco e tutte le loro variabili linguistiche in tutta Italia.

Dai cassonetti "intelligenti" ai compattatori

Eppure, l’ultima frontiera dell’immondizia sono proprio il digitale e la sostenibilità, in ciascuna delle sue declinazioni: dai cassonetti “intelligenti” che hanno una tessera digitale per essere aperti e misurano in qualche modo qualità e quantità dei conferimenti, con la possibilità di sconti sulla Tari, la tassa sulla nettezza urbana, per coloro che gettano correttamente i rifiuti, ai compattatori “Plastipremia” che regalano sconti vari a chi butta le bottiglie in plastica nelle macchine che iniziano a triturarli per poi far vivere loro una seconda vita.

E se possibile il master in tutto questo arriva da Portofino, mica un posto a caso, dove il cittadino medio ligure è stato preso come misura per valutare lo smaltimento dei rifiuti: ogni giorno ciascuno di loro produce un chilo e mezzo di immondizia, un terzo fatta di organico. E proprio per riuscire ad intervenire su questo Regione Liguria, riducendo la frazione organica che entra nei rifiuti urbani, ha deciso di incentivare software ed App che misurino l’attività di compostaggio domestico, anche in questo caso abbinando il tutto a meccanismi di premialità che riducano la “tassa sulla monnezza”, anzi sulla rumenta visto che siamo in Liguria: la Tari.

Insomma, Sartori Ambiente e Junker, che operano nel settore, hanno studiato strumenti per misurare in modo attendibile e certificabile l’attività di compostaggio svolta a casa dai cittadini con la registrazione su un’App che parte dall’autocertificazione della propria compostiera domestica. E ovviamente questo si porta dietro anche gli accessori, come le linee di alta moda, come la compostiera in polietilene riciclato, dotata di un collegamento facilitato al sistema di controllo digitale tramite un Qr Code univoco, istruzioni di montaggio e guida al compostaggio in app. Un progetto pilota di cui Amiu, la municipalizzata della Nettezza Urbana a Genova, e i Comuni della Città Metropolitana di Genova sono apripista.

Un progetto che è il futuro dell'immondizia

Ma, soprattutto, un progetto che in qualche modo è parte di un disegno complessivo di economia circolare, che è il futuro dell’immondizia.

Ogni tanto, il sindaco di Genova Marco Bucci, ripete il suo mantra: “I rifiuti non devono essere un costo, ma una ricchezza”. E proprio il digitale è la chiave di volta per arrivare a questo, che si tratti di differenziata, di compostaggio domestico o di corretto conferimento nei cassonetti con la tessera e il chip.

Ma, in questo quadro, con le più moderne delle tecnologie, non si può dimenticare il più antico dei buoni costumi, che oggi si chiama “economia circolare”, ma comprende alcuni classici evergreen, dal baratto al riciclaggio completo che, sempre a Genova, ha trovato la sua capitale mondiale. Si chiama “Bic Zerowaste” ed è il primo incubatore di imprese a totale circolarità, un progetto voluto da Filse, che è la finanziaria regionale di Regione Liguria, e Amiu che è la municipalizzata genovese dell’igiene urbana. Ed è tutto chiaro nella transustanziazione del simbolo del Bic, l’incubatore di imprese di Filse, in cui lavorano circa 400 persone al giorno, con una foglia verde al posto della I centrale.

Funziona così: verranno completamente eliminati i rifiuti indifferenziati con specifici punti di raccolta per i diversi materiali di riciclo. Ma, al di là del riciclo puntuale, anche qui torna in campo la digitalizzazione con la creazione di un modello utilizzabile anche in altre realtà: la codificazione di un modello replicabile del sistema di economia circolare, al fine di promuoverne l’applicazione in altri ambiti e strutture analoghe anche attraverso la rete degli incubatori europei.

Soprattutto, al BIC lavorano startupper, ricercatori, tecnici, oltre ai dipendenti e sono proprio l’immagine del nuovo mondo digitale, che implica anche la riduzione della frazione di scarto del processo di produzione di beni e materiali.
 
“Il BIC di Cornigliano è popolato da start up, aziende, uffici, laboratori e servizi – spiega la vicedirettrice generale di Filse Nives Riggio, che è cuore e anima dell’iniziativa, oltre ad essere una sorta di santa protettrice delle start up  -. È una grande struttura immobiliare, unitaria, molto articolata, con spazi per oltre 14mila metri quadri. L’obiettivo di azzerare i rifiuti coinvolge tutti i residenti e gli ospiti che giornalmente lo popolano, cioè una popolazione di circa 400 persone”.

Sono cervelloni, raffinatissimi, che lavorano alla creazione di unicorni, le start up di successo per cui l’Italia è ancora troppo indietro: su cento unicorni al mondo solo due sono nati alle nostre latitudini e con 236 start up innovative la Liguria prova ad aiutare a colmare il gap. E lo fa soprattutto qui al BIC, che si è presa anche in carico il ruolo di far incontrare le start up con le grandi aziende, quello che in gergo si chiama matching.

Insomma, stiamo parlando di un mondo interconnesso, di eccellenze assolute della ricerca, in cui la spazzatura digitale e l’economia circolare sono la ciliegina su una torta ricchissima.

La partenza è prevista proprio in questi giorni e avrà proprio un’attenzione particolare a tutto il mondo digitale. E a Genova ci credono talmente da aver schierato tutto lo stato maggiore per la firma del protocollo, insieme ovviamente alla stessa Riggio: il presidente della Regione Giovanni Toti, l’assessore all’Ambiente del Comune di Genova Matteo Campora che è il plenipotenziario del sindaco Bucci per tutto ciò che riguarda la transizione, il presidente di Filse e docente universitario Lorenzo Cuocolo, il presidente di Amiu Giovanni Battista Raggi, che ha scelto di scommettere forte su questo, e la delegata a compostiere digitali e tanto altro di economia circolare della stessa municipalizzata genovese Tiziana Merlino. E li ho citati tutti, come in una squadra con giocatori in piedi e accosciati nella formazione di inizio partita, perché, davvero – vale per Genova e per la Liguria, ma vale per tutta Italia - è quasi un cerchio che si chiude nel paradiso della differenziata.E non è un caso che tutto questo tocchi particolarmente i mondi più smart, come una digitalizzazione 4.0 dove tutto si rincorre: le compostiere digitali, i compattatori di bottiglie che registrano i crediti, i cassonetti intelligenti per scoprire chi differenzia male o non differenzia proprio, ma anche per premiare coloro che separano correttamente la spazzatura. Si fa presto a dire immondizia, ma qui parliamo di una miniera. 

 

di Massimiliano Lussana   
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