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Creato in laboratorio un nuovo pomodoro “biofortificato” utile contro la malnutrizione

E’ ricco di vitamina D e aiuterà a tenere in buona salute ossa e sistema immunitario

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Foto Ansa
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Contro la malnutrizione e la carenza di vitamina D è stato prodotto in laboratorio un nuovo pomodoro 'biofortificato', cioè geneticamente modificato in modo da accumulare nelle foglie e nei frutti la provitamina D3, il precursore assumibile della vitamina D essenziale per la salute delle ossa e del sistema immunitario contro infezioni, tumori, Parkinson e demenze. Il risultato è pubblicato su Nature Plants da un gruppo internazionale coordinato dall’Istituto di scienze delle produzioni alimentari del Consiglio nazionale delle ricerche di Lecce (Cnr-Ispa), in collaborazione con il John Innes Centre di Norwich, in Gran Bretagna. Per l'Italia partecipa anche il Centro di ricerca genomica e bioinformatica del Crea.

“Questa nuova linea di pomodoro - spiega Aurelia Scarano del Cnr-Ispa - è stata ottenuta grazie alle emergenti tecnologie di editing del genoma, in particolare il sistema Crispr/Cas9, che ci ha consentito di introdurre in maniera estremamente specifica una piccola modifica nel gene del pomodoro che codifica per l’enzima 7-deidrocolesterolo reduttasi, coinvolto nella conversione della provitamina D3 a colesterolo". Bloccando questo processo, si ottiene un importante accumulo di pro-vitamina D3 nei frutti e nelle foglie, senza alterare crescita e produttività della pianta. "Dai calcoli effettuati - precisa Scarano - risulta che il consumo di un paio di pomodori freschi al giorno di questa nuova linea potrebbe soddisfare in buona parte la dose giornaliera raccomandata di vitamina D”.

I ricercatori hanno inoltre dimostrato che il trattamento con luce ultravioletta dei pomodori biofortificati è in grado di convertire la pro-vitamina D3 in vitamina D, aprendo nuove prospettive per la produzione di pomodori in grado di fornire direttamente la vitamina attiva. Oltre ai frutti, infatti, si potrebbe usare l'estratto delle foglie trattate con raggi Uv per produrre integratori vegani di vitamina D. Se questa strategia di biofortificazione dovesse rivelarsi vincente sul mercato, potrebbe essere applicata anche ad altre piante della famiglia delle solanacee, per esempio le patate.

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