Un esercito di riproduttori per inseminare l'Adriatico. Così l'ostrica piatta torna a vivere
Il progetto MeR vede attive cinque regioni più l'Ispra: così le "ingegnere dell'ecosistema" purificano l'acqua
Cinque regioni e un obiettivo ambizioso: far tornare le ostriche piatte in uno degli habitat marini più compromessi d'Europa.
Un progetto che riguarda tutte e tutti noi, anche se viviamo ad altre latitudini.
Sono partite infatti le attività di Ispra per il ripristino di uno degli ambienti marini più minacciati d'Europa: gli habitat di ostrica piatta, specie autoctona adriatica, in cinque regioni italiane: Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Emilia-Romagna, Marche e Abruzzo.
Gli adulti riproduttori e le larve baby
Un progetto che sembra semplice, ma l'apparenza inganna. Vengono immessi in acqua individui adulti riproduttori – sia raccolti con tecniche di pesca sostenibile, sia allevati - e sul fondale posati substrati favorevoli all’attecchimento di nuove generazioni di ostriche e la formazione del banco. È la fase del cosiddetto "reclutamento" e il Friuli si è dimostrata la regione dove i riproduttori hanno attecchito meglio. Primo premio fertilità, insomma, ai friulani.
Le larve sono il "prodotto" di questo momento molto delicato del progetto “Marine Ecosystem Restoration (MER)” - finanziato dal PNRR - del quale ISPRA è ente attuatore.
Poi è partita l'attività di acqua coltura: l'obiettivo è produrre fino a 1 milione di ostriche nate da poco da destinarsi alle successive azioni per la reimmissione in ambiente naturale.
Dalla riproduzione controllata iniziata a gennaio sono state già ottenute 300.000 larve di ostrica piatta, alimentate con diversi ceppi di microalghe. Tra qualche settimana le ostriche saranno di circa un centimetro e a giugno potranno iniziare la loro "vita da adolescenti": saranno trasferite in siti marino-costieri idonei per l’allevamento dove saranno mantenuti per circa un anno prima del trasferimento nei siti offshore di ripristino dei letti a ostriche.
Specie in pericolo
I letti ad ostriche infralitorali del Mar Mediterraneo sono stati definiti “in pericolo” nella Lista Rossa Europea degli habitat marini, sottolineandone sia le tendenze in drastica decrescita degli ultimi decenni, principalmente dovute all’intenso sfruttamento, sia le importanti lacune conoscitive sull’attuale distribuzione. Esistono molte testimonianze storiche, risalenti già al 1500, che indicano come questo habitat fosse diffuso lungo tutta la costa dell’Adriatico occidentale formando degli ammassi sui quali si impigliavano gli attrezzi da pesca.
L’ostrica piatta è l'unica specie di ostrica nativa in Europa. Si può trovare su fondali detritico-rocciosi, fangoso-ghiaiosi o fangoso-sabbiosi del piano infralitorale, da pochi metri a circa 50 metri di profondità.
Le ingegnere dell'ecosistema
Il progetto MeR ci riguarda da vicino: una singola ostrica può filtrare fino a 200 litri di acqua di mare al giorno, il che può migliorare notevolmente la qualità e la limpidezza dell'acqua. Quindi le ostriche sono considerate “ingegnere dell’ecosistema” (ecosystem engineers) in grado di edificare habitat complessi che sostengono la biodiversità marino-costiera e di mitigare gli effetti dell’erosione fungendo da barriera naturale all’azione del moto ondoso. Sono infatti in grado di insediarsi sui gusci di altre specie, sassi e detriti legnosi e formano quindi un habitat strutturato noto come “letti” o “banchi”. I banchi di ostriche forniscono importanti servizi ecosistemici tra i quali il miglioramento della qualità dell’acqua, l’aumento della biodiversità e i servizi di produzione di biomassa.