In Vaticano la plastica viene mangiata e il Papa plaude alla strategia per il riclare le bottiglie
Si potranno riciclare le bottiglie usate. Papa Francesco plaude all'iniziativa e nel frattempo l'Italia è messa in mora dall'Europa
«La scienza ci permette di estendere l’orizzonte molto di più e di sentire maggiormente il mistero che ci circonda e che ci abita. L’umiltà è alla base della vita cristiana. Umile, infatti, deriva da humus, terra. Basterebbe contemplare un cielo stellato per ritrovare la giusta misura»: sono le parole di Papa Francesco che accolto, in Vaticano, la prima "macchinetta mangia plastica" in vista del Giubileo.
Infatti l'ecocompattatore RecoPet è stato donato dal consorzio del riciclo delle plastiche Corepla in vista del prossimo Giubileo e verrà installato in uno dei luoghi maggiormente frequentati da turisti e fedeli. Due obiettivi raggiunti: meno plastica in giro e milioni di persone sensibilizzate al riciclo.
RecoPet serve a trasformare le bottiglie di plastica in nuove bottiglie, dando vita nuova a un materiale durevole e resistente che invece altrimenti sarebbe sprecato. Applicando il principio dell'economia circolare, quindi riciclando la plastica.
Avanti nel riciclo
Sul riciclo della plastica l'Italia ha compiuto dei grandi passi in avanti: in 25 anni di attività del consorzio Corepla il materiale avviato al riciclo è passato da 228.000 tonnellate a oltre 1 milione di tonnellate.
Ma ancora molto resta ancora da fare: la produzione di plastica in Europa è aumentata esponenzialmente in appena pochi decenni, si è infatti passati dal milione e mezzo di tonnellate del 1950 ai 359 milioni di tonnellate del 2018. La termovalorizzazione è il modo più usato per smaltire i rifiuti di plastica, seguito dal riciclaggio. Il 25% circa dei rifiuti in plastica generati viene smaltito in discarica. Inoltre metà della plastica raccolta per il riciclaggio viene esportata per essere trattata nei paesi al di fuori dell’Ue e ciò a causa della mancanza di strutture, di tecnologia o di risorse finanziarie adeguate a trattare localmente i rifiuti.
I ricercatori stimano che nel 2019, a livello globale, siano state immesse più di 850 milioni di tonnellate di gas serra nell'atmosfera tramite la produzione e l'incenerimento della plastica. Tali emissioni potrebbero salire fino a 2,8 miliardi di tonnellate entro il 2050, ma questo potrebbe essere in parte evitato, attraverso un metodo di riciclaggio più efficace.
Messa in mora: primo passo verso l'infrazione
Il tema riguarda ovviamente le plastiche monouso: si stima che il 95% del valore dei materiali per imballaggio di plastica si perda nell’economia dopo un ciclo di primo utilizzo molto breve. Eppure la plastica è nata per essere durevole e resistente. Per questo l'Europa ha emanato la direttiva sul monouso. E proprio in queste ore ha avviato una procedure di infrazione contro l'Italia per l'applicazione monca della direttiva.
«L'Italia non è riuscita a recepire, o a recepire correttamente, diverse disposizioni della direttiva sulla plastica monouso nel diritto nazionale, il che ne influenza la portata e l'applicazione. L'obiettivo della direttiva sulla trasparenza del mercato unico è prevenire la creazione di ostacoli nel mercato interno»: è il motivo per cui La Commissione Europea ha deciso di avviare una procedura di infrazione inviando una lettera di costituzione in mora all'Italia per non aver recepito integralmente e correttamente la Direttiva sulla plastica monouso e per aver violato gli obblighi previsti dalla direttiva sulla trasparenza del mercato unico.
Secondo la direttiva, gli Stati membri devono rispettare un periodo sospensivo di tre mesi tra la notifica del progetto di regola tecnica e la sua adozione. L'Italia ha violato le norme procedurali stabilite da tale direttiva adottando la legislazione di recepimento della direttiva sulla plastica monouso durante il periodo di stallo, mentre il dialogo con la Commissione era ancora in corso. La Commissione sta pertanto inviando una lettera di costituzione in mora all'Italia, che ora ha due mesi per rispondere e colmare le carenze sollevate dalla Commissione. In assenza di una risposta soddisfacente, la Commissione può decidere di emettere un parere motivato.