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L’energia nucleare “non è passata di moda”, c’è chi lavora allo sviluppo di piccoli reattori modulari

La corsa ai cosiddetti “small modular reactors” (SMR) vede in prima linea Cina, Stati Uniti, Francia e Russia

di Roberto Zonca   
Foto Ansto.gov.au
Foto Ansto.gov.au

Il futuro del mondo è legato alle rinnovabili. Su questo, tanti, sembrano ormai convinti. Ma il presente ci fa comprendere che questo futuro, probabilmente, è ancora lontano. Le superpotenze, infatti, sono ancora totalmente concentrate sul nucleare. La Cina, gli Stati Uniti, la Francia e la Russia hanno da tempo avviato lo sviluppo di reattori nucleari modulari che hanno il vantaggio di esser “trasportabili” e dunque installabili in zone senza rete elettrica. Questi reattori, detti “Small modular reactors”, o SMR, sono delle centrali nucleare in miniatura capaci di generare dalle poche decine alle centinaia di MW di potenza.

La società russa Rosatom avrebbe avuto di recente l’ok ad iniziare i lavori di costruzione di un reattore da 50 MW, nel Nordest della Siberia. L’impianto, autorizzato dal servizio federale di sorveglianza ambientale e nucleare sarà operativo entro il 2028. Nello specifico la Rosatom non dovrà fare alcuna sperimentazione in quanto delle versioni miniaturizzate di questo reattore – ad acqua pressurizzata - vengono già utilizzate a bordo di 3 modernissimi rompighiaccio.

Anche la Cina ha già intrapreso la strada per la costruzione di un proprio SMR. A metà luglio la China National Nuclear Corporation ha annunciato l'inizio della costruzione di un mini impianto sull'isola di Hainan. Nello specifico si tratterà di un reattore modulare denominato Linglon One. Questo avrà una potenza di circa 125 MW e sarà in grado di fornire elettricità a 526 mila famiglie. Non volendo esser seconda a nessuno, Pechino, attraverso l’Agenzia Nuova Cina, ha ribadito si tratterà del “primo al mondo a entrare in servizio commerciale”.

Gli Stati Uniti sono probabilmente più indietro di Cina e Russia, ma non per questo hanno pensato di abbandonare la sfida. L'americana NuScale Power ha fatto sapere di essere già al lavoro su un prototipo SMR che potrebbe essere operativo entro il 2029. Non potendo esser la prima a presentarsi sul mercato con un modello a bassa potenza la TerraPower, società creata dal fondatore di Microsoft Bill Gates, ha unito le forze con Hitachi Ge per presentare un reattore da 350 MW entro il 2030.

La Francia, nonostante anni fa avesse annunciato maggior supporto alle rinnovabili, non sembra ancora pronta ad un’inversione totale di rotta. Il nucleare per i francesi è ancora troppo importante. Nel 2019 Edf, insieme al Commissariato per l'energia atomica, a Naval Group e a TechnicAtome (specializzata nelle caldaie dei sottomarini nucleari), ha svelato il progetto di un reattore da 300 a 400 MW battezzato Nuward. L'obiettivo è di commercializzarlo all'inizio del 2030.

Ad oggi i progetti Smr in corso nel mondo sono complessivamente 72. Diciotto paesi, tra cui Cina, Stati Uniti, Francia e Russia, hanno avviato dei programmi indipendenti nella speranza di esser le prime a lanciare sul mercato internazionale un reattore modulare ad alte prestazione e dagli alti standard di sicurezza. Questi impianti “modulari” offrono innumerevoli vantaggi - almeno sulla carta -, e tra questi le dimensioni ridotte (che li renderebbero adatti a quelle zone isolate sprovviste di rete elettrica), una potenza comunque sufficiente a consentirne un uso industriale, ed infine una costruzione in loco più rapida e dunque meno costosa. Tali aspetti, fanno notare gli esperti, benché positivi non rendono gli Smr una valida alternativa alle normali centrali nucleari: il prezzo del megawatt/ora prodotto resta infatti allo stato attuale più elevato.

Resta il fatto che le rinnovabili sono alla portata di tutti i Paesi del mondo e, in nessun caso, presentano problemi inerenti la sicurezza e la salute pubblica. Gli interessi economici, è cosa evidente, non vanno a braccetto con ciò che è meglio per l'umanità.

di Roberto Zonca   
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