Fotovoltaico, solare ed eolico, ecco come la Cina è riuscita a dominare il mercato
Pechino è pronta anche ad aumentare ulteriormente la produzione energetica, installando milioni di pannelli solari così da dominare i mercati globali e liberarsi dalle importazioni
La Cina si prepara a diventare leader indiscussa tra i paesi produttori di energia green. Lo confermano i dati rilasciati dal National Energy Administration (NEA) cinese, ma anche quelli di Rystad Energy, che di fatto hanno già incoronato il Paese come primo al mondo per investimenti e capacità totale installata, pari a circa 217 GW. Pechino non sembra però intenzionata a rallentare la sua corsa, e si dichiara pronta a schiacciare i concorrenti aumentato ulteriormente la produzione. Il mondo non può far altro che guardare. Gli Stati Uniti si piazzano infatti a grande distanza, secondi, con 175,2 GW installati, ma il divario produttivo crescerà quasi esponenzialmente. Pechino vuole infatti accelerare la sua corsa green e dare una dimostrazione di forza ancora più grande per ribadire il proprio dominio. Nel 2023 gli investimenti cinesi nelle rinnovabili sono aumentati di oltre il 34 per cento, e nell’anno in corso è previsto un aumento considerevole delle risorse a sostegno del settore.
La Cina punta alla neutralità del carbonio entro il 2060, ma secondo alcuni analisti potrebbe centrare l’obiettivo già quest’anno, installando impianti solari ed eolici che le facciano raggiungere 1.200 GW di potenza elettrica. Per riuscire nell’impresa il governo ha dovuto cambiare la politica dei prezzi, tagliato del 50 per cento il prezzo all’ingrosso dei pannelli e aumentando le esportazioni di pannelli e componenti chiave. Gli Stati Uniti, come detto, si piazzano al secondo posto ma faticano a tenere il passo. Nel 2023 l’obiettivo era non tanto quello di spingere le aziende del settore a crescere, ma semmai quello di evitare che le stesse potessero andare in bancarotta. Il problema per tutto l’Occidente è il costo dell’energia e quello per il personale. Un'unità di ricerca della Commissione europea ha calcolato che le aziende cinesi potrebbero produrre pannelli solari per un prezzo compreso tra 16 e 18,9 centesimi per watt di capacità produttiva. Mentre le aziende americane ed europee non riescono a produrne stando al di sotto dei 30 centesimi per watt.
Il predominio della Cina sembra dunque inevitabile, e non solo nel settore fotovoltaico. Il premier Li Qiang, il secondo funzionario più alto del paese dopo Xi Jinping, ha annunciato che Pechino intende accelerare la costruzione di parchi solari come anche sui progetti eolici e idroelettrici. L’economia un tempo sostenuta da abbigliamento, mobili ed elettrodomestici sarà trainata pertanto da pannelli solari, auto elettriche e batterie al litio.
La fortuna della Cina è nata dall’incapacità dell’Occidente di investire internamente. Anziché sovvenzionare le fabbriche nazionali l’Ue ha elargito sussidi a pioggia, sussidi che potevano essere utilizzare per acquistare pannelli fabbricati ovunque. La scelta è caduta naturalmente sui prodotti cinesi, più economici ma non per questo di bassa qualità. E ora l’America e l’Ue cercano soluzioni (inesistenti) che mascherino il disastro. Ecco perché il nucleare trova sempre più supporter tra i politici, frastornati quanto un pugile colpito da un diretto al volto.
Nel mentre i produttori europei come quelli statunitensi chiudono i cancelli. E’ il caso della Norwegian Crystals, importante produttore europeo di materie prime per pannelli solari che ha dichiarato fallimento l'estate scorsa, ma anche della Meyer Burger, società svizzera che ha fatto sapere di voler interrompere la produzione nel proprio stabilimento di Freiberg (Germania) già questo mese. Ormai la Cina è un treno inarrestabile, l’unico peraltro che - a livello globale - ha il know-how e le tecnologie necessarie per fornire supporto essenziali per le riparazioni delle apparecchiature.
Fonte:
NYTimes.com