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Emendamento "End of waste’", nuovo slancio al riciclo: ecco come il rifiuto diventerà materia prima

Da un lato le Regioni hanno autonomia nelle autorizzazioni alle imprese che oggi non sanno cosa (e come) possono recuperare e riciclare e dall'altro c'è un forte potere di controllo da parte dell'Istituto per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra)

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Emendamento 'End of waste’', nuovo slancio al riciclo: ecco come il rifiuto diventerà materia prima

Importante per l'ambiente e per le imprese che operano nella tecnologia green. L'emendamento sull'end of waste, che vuol dire fine del rifiuto, fissa regole che danno slancio al riciclo e quindi al recupero dei rifiuti differenziati che diventano una nuova materia prima da reintrodurre sul mercato per altri usi.

L'economia circolare

"E' un architrave per il green new deal", dice il ministro dell'Ambiente Sergio Costa, che qualche giorno fa aveva ricordato di "averci provato sette volte da quando è iniziata la legislatura a definire il percorso" di questa norma. Che era stata inserita in bianco nel decreto legge sul clima, ostacolato per mancanza di coperture economiche in Consiglio dei ministri dove dovrebbe approdare il 10 ottobre.

L'accordo

Così si è trovato un accordo nella maggioranza parlamentare per inserire questa norma attraverso un emendamento al decreto legge sulle crisi aziendali. Questa norma "attesa da anni - osserva il sottosegretario Roberto Morassut (Pd) - segna una svolta ambientale del modello di sviluppo del Paese e può congiungersi al grande piano di infrastrutturazione Green del Governo di 50 miliardi in 15 anni". Ciò che non si è riuscito a fare in 15 mesi di governo con la Lega, osservano fonti del ministero, è stato invece possibile dopo solo un mese di governo con il Pd. In nome della stessa sensibilità per la tutela dell'ambiente e lo sviluppo dell'economia circolare, aggiungono le fonti.

Il ruolo delle Regioni

Lo sblocco della situazione fra 5stelle e Pd, viene spiegato, è stato consentito da una sorta di compromesso per cui da un lato le Regioni hanno autonomia nelle autorizzazioni alle imprese che oggi non sanno cosa (e come) possono recuperare e riciclare e dall'altro c'è un forte potere di controllo da parte dell'Istituto per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), quindi da parte del ministero, visto che si tratta del suo "braccio scientifico".

Nel dettaglio, la proposta (firmata da Moronese, Ferrazzi, Comincini, Nugnes, cioè M5s, Pd e Gruppo misto) vuole dare "elementi di certezza agli operatori del settore della gestione dei rifiuti, nonché semplificare e agevolare l'attuazione di un sistema di 'economia circolare'". Questo anche "per superare numerose criticità" si spiega nella relazione all'emendamento, come incendi nei siti di stoccaggio e nelle discariche. Quindi, stop allo smaltimento in discarica e via a riciclo e recupero proprio come indica il diritto europeo.

L'Associazione nazionale dei costruttori edili (Ance) recentemente in audizione alla Camera aveva rilevato che "in assenza di un intervento normativo, nel breve periodo, si rischia il blocco totale delle operazioni di recupero e a cascata si potrebbe ipotizzare anche quello dei settori collegati, compreso quello dell'edilizia già duramente provato".

"Finalmente un primo passo nella direzione giusta, nello spirito delle nuove politiche europee di cui l'Italia è stata protagonista", commenta Michele Fina, direttore dell'associazione Transizione ecologica solidale (Tes), presieduta dal deputato Andrea Orlando aggiungendo che è "un contributo determinante alla battaglia contro il caos climatico, perché l'economia circolare è una parte essenziale di una nuova pianificazione energetica".

Il registro

Ogni anno l’Ispra redigerà una relazione sulle verifiche e i controlli effettuati nel corso dell’anno e le comunicherà al ministero dell’Ambiente entro il 31 dicembre. Verrà, inoltre, istituito presso il ministero il registro nazionale deputato alla raccolta delle autorizzazioni rilasciate e delle procedure semplificate concluse e un gruppo di lavoro per assicurare lo svolgimento delle attività istruttorie, composto da cinque unità, di cui almeno due con competenze giuridiche e le restanti con competenze di natura tecnico-scientifica da collocare presso l’Ufficio legislativo.

 

 

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