Contro la siccità e la sete del mondo scende in campo la dissalazione nucleare
Rimuovere il sale dall’acqua di mare potrebbe aiutare a fornire acqua dolce nelle aree in emergenza, ma c’è un problema: l'acqua estremamente salata risultante dal processo è letale per la vita marina
Lo chiamiamo pianeta Terra, ma siamo un mondo prevalentemente coperto dall’acqua. Soltanto una piccolissima percentuale di questa risulta però potabile. Appena il 2,5 per cento del totale, infatti, può essere utilizzata a scopo alimentare o per irrigare i campi. E questa non è certo una buona notizia, soprattutto ora che ci si rende conto che i cambiamenti climatici in corso stanno mettendo a dura prova molti Governi. Una soluzione tuttavia ci sarebbe, anche se imperfetta. Grazie a speciali impianti di dissalazione nucleare, installati a bordo di navi alimentate da reattori nucleari e dotate di sistemi di desalinizzazione, si potrebbe ottenere acqua sufficiente a soddisfare il fabbisogno della popolazione mondiale.
Tra gli aspetti negativi il primo risulta esser di certo il costo di funzionamento degli impianti. L’equipaggio della nave dovrebbe pompare a bordo grandi volumi d'acqua, avviare il processo di filtraggio attraverso membrane ad alta pressione - processo estremamente dispendioso dal punto di vista energetico - e successivamente stoccare l’acqua divenuta potabile all’interno di cisterne in attesa di un trasbordo verso la terra ferma. Un reattore nucleare di questo tipo può trasformare fino a 35 mila metri cubi d'acqua salata, sufficienti a riempire 14 piscine olimpioniche.
Ora c’è chi propone di servirsi dei reattori piazzandoli a bordo di sommergibili. "Il nostro approccio - spiega Kyle Hopkins, amministratore capo della Oisann Engineering - si basa su una desalinizzazione sottomarina, che sfrutta la pressione sul fondo del mare per spostare l'acqua senza incorrere in costi energetici elevati". Il sistema si chiama Waterfountain e sfrutta un principio nuovo, ma anche in questo caso imperfetto.
Gli impianti di dissalazione nucleare, che siano installati su navi o sottomarini, funzionano allo stesso modo. E’ vero, possono contrastare la carenza idrica ormai globale, ma dal processo si ottiene anche uno scarto pericolosissimo, un'acqua tanto salata da risultare tossica per la vita marina. Diversi scienziati sono già impegnati su questo fronte, e sperano di riuscire a realizzare un sistema commerciale “sostenibile e sicuro” entro un decennio…