La plastica ha cambiato il mondo, ma ora non piace più: ecco l’alternativa resistente ed ecologica
Sviluppato un nuovo metodo per produrre un composto che potrà sostituire presto il polietilene tereftalato (PET) negli imballaggi di alimenti e bevande
La plastica moderna, quella che deriva dal petrolio, ha indubbiamente cambiato il nostro modo di vivere. Benché oggi sia guardata con sospetto dalla maggior parte delle persone, a causa della pessima gestione dei rifiuti, e di conseguenza per i danni incalcolabili all’ambiente, la plastica ha avuto il merito di accompagnare il cammino dell’umanità per decenni. Separarcene non sarà pertanto facile. Per mandare questo incredibile materiale in pensione sarà necessario trovarne uno altrettanto versatile ma ecologico. E un team di scienziati europei potrebbe aver già scoperto un materiale con le suddette caratteristiche. L’equipe, stando a quanto riportato sulle pagine di Cordis, rivista dell’Unione europea, ha annunciato di aver sviluppato un materiale altrettanto leggero, resistente e completamente biodegradabile.
I chimici, che hanno pubblicato i risultati della sperimentazione su “Applied Catalysis B: Environmental”, sono riusciti a trasformare l’idrossimetilfurfurale (HMF) - un prodotto comune che deriva dall’idrolisi acida degli zuccheri ottenuti, tra gli altri, da cellulosa, lignina e inulina - in aldeide, 2,5-diformilfurfurale (DFF). “Vogliamo sostituire il PET (polimero termoplastico di uso generale utilizzato nelle bottiglie di plastica e in altri imballaggi, nonché nei tessuti) con qualcosa che si decomponga in pochi mesi o al massimo in pochi anni - ha spiegato il professor Juan Carlos Colmenares, coautore dello studio -. Le plastiche di oggi, fatte di petrolio, contengono ftalati e altri plastificanti: sono una sorta di ‘calderone’ di composti organici e persino inorganici che nessun batterio o fungo da solo è in grado di decomporre. Per questo rimangono così a lungo nelle foreste e nei mari”.
E la soluzione potrebbe esser proprio il DFF. I prodotti “a base di DFF contengono furani cioè zuccheri - evidenzia il responsabile dello studio - quindi ciò che proviene dalla natura viene ricevuto meglio dalla natura. Con questi polimeri sono già stati effettuati test e si è visto che si scompongono in monomeri simili a zuccheri. E gli zuccheri sono una delizia per molti microrganismi. Anche se una bottiglia di questo tipo di plastica viene gettata nella foresta, si decomporrà molto più velocemente rispetto ai polimeri convenzionali, al più tardi dopo qualche anno”. Il DFF già oggi viene utilizzato nella produzione di cosmetici, profumi, combustibili, farmaci e agenti chimici. Gli attuali metodi di produzione, tuttavia, non sono ecocompatibili.
I ricercatori si sono concentrati per questo verso una produzione incentrata sull’uso di “catalizzatori a base di metalli non preziosi/nobili a basso costo, evitando sostanze chimiche pericolose (basi o solventi organici), e sull’uso di ossidanti leggeri (cioè ossigeno molecolare), nonché sull’utilizzo di processi a basso consumo di temperatura/energia, come la sonochimica e la fotocatalisi”. Il risultato è stato raggiunto soltanto di recente, grazie al progetto Interdisciplinary NAnoscience School: from phenoMEnology to applicationS (NaMeS), con una tecnica innovativa “a zero scarti”. Questa non prevede “l’aggiunta di ossigeno o di composti come il perossido di idrogeno H2O2”. Il metodo, inoltre, non richiede temperature elevate né catalizzatori costosi.
Lo sviluppo di una “nuova plastica”, amica dell’ambiente, è diventata ormai una priorità, non meno della riduzione della CO2 nell'atmosfera. Senza il bando ai prodotti PET, ipotizzando di tenere gli attuali modelli di consumo, il mondo sarà sommerso dalla plastica. Già entro il 2050, stimano gli esperti, nelle discariche e nell’ambiente potrebbero esser riversati 12 miliardi di tonnellate di rifiuti plastici.