Scenario net zero entro il 2050 è quasi un’utopia, per raggiungere l’obiettivo serviranno 2.700 miliardi di dollari all’anno

Ma riuscire a rispettare la soglia di 1,5 gradi è ancora possibile. Le previsioni dell’azienda di consulting Wood Mackenzie

Scenario net zero entro il 2050 è quasi un’utopia, per raggiungere l’obiettivo serviranno 2.700 miliardi di dollari all’anno
TiscaliNews

Per contrastare gli effetti del cambiamento climatico, e tenere il riscaldamento globale sotto la soglia degli 1,5 gradi, l’umanità dovrà ridurre drasticamente - e in tempi assai rapidi - l’utilizzo dei combustibili fossili. Soltanto così sarà possibile raggiungere l’obiettivo emissioni nette zero entro il 2050. Per riuscire in quella che viene definita ormai da tutti come una vera e propria impresa servirà però l’azione immediata di tutti i grandi del pianeta, e ingenti capitali… La somma stimata dall’azienda di consulting Wood MacKenzie è impressionante, e supera i 2.700 miliardi di dollari l’anno da qui al 2050. Riuscire a contenere la temperatura globale entro gli 1,5 gradi sembra pertanto improbabile. Allo stato attuale, salvo il dietrofront di alcuni Paesi, il mondo potrà dirsi fortunato nel caso in cui riuscisse a frenare il global warming a ridosso dei 2 / 2,5 gradi.

Lo scenario, inquietante, può esser ancora scongiurato ma si dovranno prendere rapidamente decisioni importanti. Approvvigionamento energetico e infrastrutture a basse emissioni di carbonio dovranno “crescere a ritmo doppio rispetto a quello realizzato nell’ultimo decennio”. Dei 2.700 miliardi preventivati almeno 2.400 dovranno esser destinati a rinnovabili, infrastrutture e tecnologie per la transizione. Saranno inoltre necessari investimenti nelle fossili: “Ci sarà un esaurimento naturale man mano che si svilupperà un’offerta a basso contenuto di carbonio, ma l’offerta di petrolio e gas dovrà ancora essere ricostituita mentre il mondo si muove verso emissioni nette zero”.

Gli impegni per lo zero netto - conclude Simon Flowers di Wood Mackenzie - ora coprono l’88 per cento delle emissioni globali annuali. Ma nessun grande Paese è sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi prefissati per il 2030, per non parlare dell’azzeramento delle emissioni nette. Il panorama politico si sta spostando verso incentivi diretti e sostegno mirato per accelerare lo sviluppo di nuove tecnologie, ma i paesi devono affrontare urgentemente gli ostacoli, tra cui restrizioni e vincoli di autorizzazione nella catena di approvvigionamento elettrico”.

L’Italia intanto risulta essere in ritardo sulla tabella di marcia per il raggiungimento dello scenario net zero. Rispetto alle emissioni di gas serra le performance risultano essere insufficienti sia nel breve che nel lungo periodo: nel 2050 il divario tra il trend inerziale e gli obiettivi delle rispettive Strategie nazionali di lungo periodo è di circa 151,2 milioni di tonnellate CO2eq. Ma non solo: l’Italia è attualmente al secondo posto tra i Paesi Ue per indice di dipendenza dal gas naturale (41,2 per cento), anche perché negli ultimi dieci anni la diffusione delle energie rinnovabili è cresciuta appena del 2 per cento rispetto ai consumi finali di energia. La Spagna, per fare un semplice esempio, ha registrato un + 4,7 per cento.

Migliorare queste performance, tuttavia, non dovrebbe esser difficile. Un primo stimolo potrebbe arrivare dalla semplificazione delle procedure di autorizzazione oggi necessari per installare nuovi impianti rinnovabili. Importante poi facilitare gli interventi sulle infrastrutture energetiche, promuovere la gestione della domanda, e la diffusione di strutture di stoccaggio e di soluzioni per la flessibilità.