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La Sardegna diventerà un hub energetico del Mediterraneo, scoppia la polemica

Molti, e per alcuni forse troppi, i progetti di centrali eoliche e fotovoltaiche, a terra e a mare, sviluppati senza alcuna logica, se non quella del profitto privato

di Stefano Deliperi   
Foto Shutterstock
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Il 21 febbraio 2022 Terna s.p.a., la società pubblica di gestione della rete elettrica nazionale, ha svolto l’asta pubblica per il mercato delle capacità per l’anno di consegna 2024. Il mercato delle capacità è “un meccanismo con cui Terna si approvvigiona di capacità attraverso contratti di approvvigionamento di lungo termine aggiudicati con aste competitive”. In parole povere, consente di avere forniture energetiche certe per un consistente periodo temporale. L’esito della recente asta pubblica ha consentito di conoscere un nuovo tassello del futuro della Sardegna e della prossima servitù energetica.

Nel 2024 dovrebbero esser attivi un polo delle energie rinnovabili nel Nord Sardegna con batterie di accumulo per 247 MW e un analogo polo con batterie di accumulo per 253 MW nel Sud Sardegna. Si ipotizza, così, la contemporanea chiusura delle centrali a carbone di Fiume Santo (Porto Torres) e di Portoscuso, facendo così dedurre (i soggetti aggiudicatari non sono ancora pubblici) che abbia molto probabilmente vinto la gara il Gruppo ENEL s.p.a., titolare dell’impianto di Portoscuso (la E.P. Produzione, titolare dell’impianto di Fiume Santo non avrebbe partecipato). Contemporaneamente sono stati predisposti e depositati presso gli uffici della Capitaneria di Porto di Cagliari (ma non sono stati ancora pubblicati per eventuali atti di opposizione al rilascio della concessione demaniale marittima) ben sei progetti di centrali eoliche offshore nei mari della Sardegna meridionale:

* Seawind Italia s.r.l., con sede a Portoscuso, progetto di due centrali eoliche offshore, la Del Toro 2 a 21 miglia marine a sud ovest dell’Isola di S. Pietro e la Del Toro 1 a 6 miglia marine al largo dell’Isola di S. Antioco;

* Ichnusa Wind Power s.r.l., con sede a Milano, 42 aerogeneratori galleggianti alti 265 metri a circa 35 chilometri dalla costa sulcitana, per una potenza complessiva di 504 MW. L’istanza di concessione demaniale marittima è stata sospesa (aprile 2021) dopo un atto di opposizione presentato dal Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG), mentre è stata svolta la fase di definizione dei contenuti dello studio di impatto ambientale (scoping) finalizzata alla successiva procedura di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.);

* Repower Renewable s.p.a., dell’elvetico Gruppo Repower, un progetto di centrale eolica offshore al largo di Capo Teulada;

* Nora Ventu s.r.l., società milanese frutto dell’accordo tra Falck Renewables s.p.a. e BlueFloat Energy, due progetti di centrali eoliche galleggianti offshore con una novantina di aerogeneratori per una capacità complessiva di 1,4 GW a 18 miglia marine a sud est di Cagliari (Nora 2) e a 6 miglia marine a sud di Capo Teulada (Nora 1).  Fan balenare ben 4 mila posti di lavoro in fase di realizzazione e 300 in fase di gestione.

Qualche riflessione è d’obbligo

L’abbiamo già detto e denunciato pubblicamente, ma lo facciamo di nuovo, visto il silenzio dei cosiddetti rappresentanti del popolo, a parte qualche rara eccezione virtuosa: la Sardegna sta diventando una piattaforma assoggettata a servitù energetica.

Questa la “fotografia” del sistema di produzione energetica sardo (energia richiesta in Sardegna: GWh 9.171,5 energia prodotta in più rispetto alla richiesta: GWh +3.491,5, dati TERNA 2019) è che oltre il 38% dell’energia oggi prodotta “non serve” all’Isola e viene esportato verso la Penisola grazie alle connessioni oggi esistenti ovvero viene disperso in quanto non utilizzato (i sistemi di accumulo e conservazione sono ancora in fase di studio o sperimentale).

In Sardegna, al 20 maggio 2021, risultavano presentate ben 21 istanze di pronuncia di compatibilità ambientale di competenza nazionale o regionale per altrettante centrali eoliche, per una potenza complessiva superiore a 1.600 MW, corrispondente a un assurdo incremento del 150% del già ingente comparto eolico isolano. 

Le istanze di connessione di nuovi impianti presentate a Terna s.p.a. (gestore della rete elettrica nazionale) al 31 agosto 2021 risultano complessivamente pari a 5.464 MW di energia eolica + altri 10.098 MW di energia solare fotovoltaica, cioè 15.561 MW di nuova potenza da fonte rinnovabile.  Otto volte i 1.926 MW esistenti (1.054 MW di energia eolica + 872 di energia solare fotovoltaica, dati Terna, 2021).

Numerosi i progetti per centrali eoliche off shore

A queste si somma un’ottantina di richieste di autorizzazioni per nuovi impianti fotovoltaici. Complessivamente sarebbero interessati più di 10 mila ettari di boschi e terreni agricoli. Ormai il quadro è chiaro, a mare e in terra la Sardegna sembra proprio destinata a diventare una piattaforma di produzione energetica, un’Isola destinata all’ennesima servitù, la servitù energetica.

L’ha affermato chiaramente – e ha annuito l’attuale Ministro della Transizione Ecologica Antonio Cingolani – l’amministratore delegato del Gruppo ENEL Francesco Starace, secondo cui lo “scenario ipotizza l’installazione, a Thyrrenian link in esercizio, di un gigawatt di batterie e circa 4/5 gigawatt di potenza di rinnovabili in più rispetto a quanto abbiamo adesso. Oltre agli ovvi benefici ambientali, come la scomparsa di fatto dell’anidride carbonica prodotta dalle fonti fossili, un piano del genere svilupperebbe investimenti sull’intera filiera da qui al 2030 di 15 miliardi di euro, un indotto più che doppio e una occupazione tra i 10 e i 15mila addetti qualificati e specializzati”.

Qualsiasi nuova produzione energetica non sostitutiva di fonte già esistente (p. es. termoelettrica) può esser solo destinata all’esportazione verso la Penisola e verso la Corsica.

Il motivo del potenziamento della rete elettrica di interconnessione, rientrante negli obiettivi comunitari, è esplicitato chiaramente: “in Sicilia, in Sardegna e soprattutto in Campania c’è una forte produzione da fonti rinnovabili non programmabili, solare ed eolico, in costante aumento. Il Tyrrhenian Link migliorerà la capacità di scambio elettrico e quindi si potranno utilizzare al meglio i flussi di energia da fonti rinnovabili favorendone lo sviluppo”.

Con la realizzazione del Thyrrenian Link, il nuovo doppio cavo sottomarino di Terna s.p.a. con portata 1000 MW, 950 chilometri di lunghezza complessiva, da Torre Tuscia Magazzeno (Battipaglia – Eboli) a Termini Imerese, alla costa meridionale sarda.

Dovrebbe esser pronto nel 2027-2028, insieme al SA.CO.I. 3, l’ammodernamento e potenziamento del collegamento fra Sardegna, Corsica e Penisola con portata 400 MW, che rientra fra i progetti d’interesse europeo.

Al termine dei lavori, considerando l’altro collegamento già esistente, il SA.PE.I. con portata 1000 MW, la Sardegna avrà collegamenti con una portata complessiva di 2.400 MW. 

Non di più.      

Visto che la realizzazione di impianti da fonte rinnovabile non comporta la sostituzione automatica degli impianti “tradizionali” (anzi), visto che attualmente non la si immagazzina, dell’energia prodotta in eccesso che ne facciamo?     

E in questa situazione dovremmo dar centinaia di milioni di euro di soldi pubblici sotto forma di finanziamenti e incentivi per centrali elettriche off shore la cui energia eventualmente prodotta che fine dovrebbe fare?

Allo stato attuale, è pura speculazione per ottenere fondi, incentivi pubblici e certificati verdi o no?

A chi serve questo enorme quantitativo di energia che sarebbe prodotta, considerato che l’energia prodotta in Italia ogni anno è di gran lunga superiore alla domanda?

Questi non sono aspetti che meritano il minimo approfondimento solo perché vanno contro la narrazione prescelta?

Con l’art. 31 del decreto-legge n. 77/2021, convertito nella legge n. 108/2021 il divieto di accumulo per l’energia prodotta anche da fonte rinnovabile è superato e solo ora giungono i primi progetti in proposito.

La delega contenuta nell’art. 5 della legge 22 aprile 2021, n. 53 (legge di delegazione europea) sull’attuazione della direttiva n. 2018/2001/UE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili prevede esplicitamente l’emanazione di una specifica  “disciplina per l’individuazione delle superfici e delle aree idonee e non idonee per l’installazione di impianti a  fonti  rinnovabili  nel rispetto delle esigenze di tutela  del  patrimonio  culturale  e  del paesaggio, delle aree agricole e forestali, della qualita’ dell’aria e dei corpi idrici, nonche’ delle specifiche competenze dei Ministeri per i beni e le attivita’ culturali e per il turismo, delle politiche agricole alimentari e forestali e dell’ambiente e  della  tutela  del territorio e del  mare,  privilegiando  l’utilizzo  di  superfici  di strutture edificate, quali capannoni industriali e parcheggi, e  aree non  utilizzabili   per   altri   scopi”.  

Disciplina a oggi non emanata, sebbene alcune disposizioni precedenti siano recenti, come il Piano energetico regionale della Sardegna 2015-2030 – Individuazione delle aree non idonee all’installazione di impianti energetici alimentati da fonti rinnovabili (deliberazione Giunta regionale n. 59/90 del 27 novembre 2020).

Soprattutto una cosetta sfugge

Il 10 febbraio 2021 il Parlamento europeo ha adottato la risoluzione legislativa sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un dispositivo per la ripresa e la resilienza chiudendo definitivamente l’iter per la disciplina dei Pnrr (Piani nazionali di ripresa e resilienza) avviato dalla Commissione europea lo scorso 27 maggio 2020, mettendo a disposizione dei Paesi Ue 672,5 miliardi di euro per la ripresa e la resilienza, dunque la parte più sostanziosa dei 750 miliardi del pacchetto Next Generation Eu.

La risoluzione è stata assunta in coerenza con l’accordo storico raggiunto dal Consiglio europeo del 17-21 luglio 2020 che, approvando la proposta della Commissione, ha deciso di assumersi il carico di un debito comune tra stati Ue in risposta alla crisi pandemica.

Il concetto fondante è netto: per ogni euro di spesa dev’essere dimostrato che non nuoce all’ambiente, pena la perdita dei fondi comunitari.

Eppure piovono progetti di centrali eoliche e fotovoltaiche, a terra e a mare, senza alcuna logica se non quella del profitto privato.

Lasciamo allora che a decidere sul futuro del territorio siano di fatto le società energetiche?

Ma lo vogliamo dire - senza ipocrisie, greenwashing e fumo negli occhi - che la Sardegna (con la Sicilia) sarà il prossimo “hub energetico del Mediterraneo” con la conseguente servitù energetica?

A cura di Stefano Deliperi - Gruppo d’Intervento Giuridico odv

di Stefano Deliperi   
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