Risparmiare sulla bolletta è possibile: ecco come gestire l’energia di casa in modo intelligente
Ma quando l’energia erogata non basta è sempre possibile aumentare la potenza del contatore
Quando allacciamo una nuova utenza elettrica, o attratti da una nuova proposta commerciale decidiamo di cambiare fornitore, è fondamentale stabilire con attenzione la potenza in base a quelle che sono le esigenze della casa. Riuscire a capire se conviene aumentare o, al contrario, diminuire il quantitativo dell’energia necessaria è tuttavia una questione delicata, che può mettere in crisi anche gli utenti più esperti.
Cominciamo col dire che la potenza del contatore dipenderà principalmente dal numero e dal tipo degli elettrodomestici posseduti, e dal come siamo abituati a farli funzionare. Se le nostre attività si concentreranno tutte in una fascia oraria ristretta, particolare che ci costringe a far funzionare molti degli elettrodomestici simultaneamente, sarà inevitabile optare per un contatore potente. Diversamente, se apparteniamo a quella categoria di utenti che bada ai consumi, sfruttando l’intera giornata per sbrigare le varie faccende, potrebbe esser sufficiente anche un contatore standard che di solito consente di attingere fino ad un massimo di 3 kW con una tolleranza del +10% (quindi 3,3 kW).
Per chi ha già sottoscritto un contratto con un fornitore la regola base è questa: se il contatore salta frequentemente significa che il carico richiesto supera la potenza massima impegnata. Un appartamento altamente “elettrificato”, al cui interno sono installati piani di cottura a induzione, pompe di calore e altri elettrodomestici energivori, come lavastoviglie, forno, scaldabagno, lavatrice e aspirapolvere, avrà quasi certamente bisogno di un valore più alto dei classici 3 kW, compreso tra i 4 e i 6 kW. Questi apparecchi, nonostante alcuni godano di dimensioni compatte, possono assorbire da 1.000 a quasi 3.000 watt/ora. Chi ha un contratto standard da 3 kW difficilmente potrà accendere più di 2 elettrodomestici per volta.
Si può dunque optare per un cambiamento di stile di vita, che dovrà esser dunque più oculato nell'uso dell'energia, o per un più pratico, ma economicamente meno vantaggioso, "cambio" di contatore (il contatore sia chiaro resterà il medesimo ma il fornitore, su vostra richiesta, ne incrementerà la potenza).
La prima opzione potrebbe non esser facilissima da attuare, ma la tecnologia potrebbe darvi una mano. Dovrete conoscere in ogni istante quanta potenza viene assorbita dai vostri elettrodomestici, e per farlo sarà indispensabile un wattmetro, che rileva la potenza istantanea prelevata dall’apparecchio cui è collegato e il relativo consumo in kWh: su Amazon si trovano wattmetri plug-in a prezzi inferiori ai 20 euro. Per chi sogna una casa più intelligente esistono invece dei kit in grado di monitorare in tempo reale potenza e consumi dell’intera abitazione. Questi risultano facili da installare, grazie al sensore-clip da agganciare al cavo di alimentazione del contatore, ma la spesa è maggiore, e si aggira attorno ai 50 euro. I kit hanno tuttavia il pregio di poter essere programmati così da lanciare un allarme sonoro ogniqualvolta si sta per superare la potenza massima preimpostata. Qualcosa di più efficiente lo si può ottenere sfruttando le sempre più economiche prese smart che si connettono in Wi-Fi al cellulare e che consentono non solo di monitorare la potenza assorbita e i consumi dei singoli elettrodomestici, ma anche di comandarli da remoto, programmando accensioni e spegnimenti attraverso app gratuite.
Qualora la strada del “risparmio oculato” non dovesse fare al vostro caso l’opzione che vi resta è quella che vi porterà alla scelta di un contatore con potenza superiore ai 3 KW. A partire dal 1° gennaio 2017 la scelta della potenza per il contatore domestico non è più limitata a soli quattro scaglioni (1,5 kW - 3 kW - 4,5 kW - 6 kW). Per garantire la selezione del valore di potenza più adatta il cliente finale può scegliere tra un maggior numero di livelli di potenza. La scala inizia da 0,5 kW ma procede a scatti di 0,5 kW per le fasce domestiche, rispetto alla passata gradualità di 1,5 kW. In altre parole, un utente domestico potrà optare anche per un livello di potenza pari a 4 kW o 3,5 kW. Incrementare la potenza comporta dei costi. Con la nuova riforma delle tariffe elettriche non ci sarà un aumento sul prezzo del kW/h, ma si dovrà corrispondere una quota in funzione della potenza contrattuale impegnata (€/kW/anno). Nella tabella seguente riportiamo l’incidenza sulla bolletta elettrica (iva compresa per un annuo di fornitura).
Ci sono poi dei costi fissi, da pagare soltanto una volta: un contributo fisso di 27,03 euro richiesto dal distributore sia che si chieda un aumento sia che si chieda una diminuzione della potenza; un contributo amministrativo di 23 euro; per le richieste di aumento della potenza disponibile, un contributo di 69,36 euro per ogni kW di potenza disponibile aggiuntiva richiesta. Il cambio della potenza impegnata ha un costo sia nel servizio di maggior tutela sia nel mercato libero: per i clienti del mercato libero il costo dipende da quanto previsto nei singoli contratti, fatto salvo che il distributore addebita comunque al venditore il contributo in quota fissa e quello per la potenza aggiuntiva richiesta.