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Olio extravergine italiano a rischio, i pesanti danni dovuti alla siccità causeranno un aumento dei prezzi al dettaglio

Gli esperti stimano un crollo medio della produzione pari a circa il 30 per cento. La siccità devastante, mai vista negli ultimi 70 anni, ha creato danni prima alla fioritura e poi nelle gemme, soprattutto in quelle zone dove non si è potuto intervenire con le irrigazioni di soccorso

di Roberto Zonca   
Foto Shutterstock
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La produzione italiana di olio extravergine quest’anno potrebbe subire un crollo senza precedenti. La siccità, che ha colpito l’intero Paese, ha causato infatti danni pesanti alla fioritura e poi alle gemme. Il risultato, fa sapere Coldiretti nel report 2022 intitolato “La guerra dell’olio Made in Italy”, sarà una produzione ridotta almeno del 30 per cento. I danni saranno evidenti a breve, subito dopo la raccolta che inizia proprio in questi giorni, ma saranno particolarmente severi “in quelle zone dove non si è potuto intervenire con le irrigazioni di soccorso”.

Possibili rincari per le famiglie

“A pesare sulla produzione nazionale – fa sapere la più grande associazione italiana di agricoltori - è stata una siccità devastante mai vista negli ultimi 70 anni, una siccità che ha messo in stress idrico gli uliveti danneggiando prima la fioritura e poi le gemme, soprattutto in quelle zone dove non si è potuto intervenire con le irrigazioni di soccorso per dissetare e rinfrescare le piante. Ma diverse aziende hanno deciso di non intervenire per gli elevati costi di carburante, elettricità, service e prodotti di supporto alla nutrizione dei terreni. Salva la qualità, con l’Italia che può vantare il più ricco patrimonio di varietà di olii a livello mondiale”. Il tutto si tradurrà in una serie di rincari che, senza aumentare i ricavi delle imprese, graverà pesantemente sulle famiglie già ora in difficoltà.

Le regioni maggiormente interessate

La conferma del crollo produttivo arriva dalla raccolta avviata, come sempre in anticipo, in Sicilia. Il calo è diffuso anche in altre regioni del Sud Italia, specie in quelle più vocate all’olivicoltura come Puglia e Calabria, che da sole rappresentano circa il 70% della produzione olivicola nazionale. E se il crollo medio della produzione si attesta attorno al 30 per cento ci sono regioni, come la Puglia, che potrebbero subire tagli superiori al 50 per cento, in questo caso a seguito delle gelate fuori stagione e poi dalla siccità. Neppure la Campania sembra potersi salvare. Il Salento piange gli ulivi persi a causa della Xylella, e dice addio - sempre in media - al 10 per cento della produzione nazionale.

Ma ci sono anche segni positivi

Nelle regioni del Centro Italia le cose vanno leggermente meglio, o forse dovremo dire “meno peggio”. Lazio e Toscana potrebbero godere di un trend in controtendenza, con un leggero rialzo della produzione rispetto all’anno precedente. I dati parlano di un +10 o forse 20 per cento, incapace però di compensare le perdite complessive che si registreranno nelle altre regioni. Decisamente meglio, rispetto al passato, la situazione in Liguria, Lombardia e Veneto che segnano incrementi produttivi compresi tra il 40 e il 60 per cento.

di Roberto Zonca   
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