L'Italia del post coronavirus è pronta a ripartire grazie alla produzione green
Uno studio di Oxford conferma: “Investire nel settore per garantire la ripartenza dell’economia”
Piegata dal coronavirus, l'economia italiana può guardare al futuro con un certo ottimismo se punta sulla green economy. L'Italia è, infatti, in cima alla classifica dei Paesi candidati ad essere "leader nella transizione globale verso un'economia sostenibile" soprattutto grazie alla sua capacità di produrre articoli tecnologicamente avanzati che danno anche benefici all'ambiente. A dire che l'Italia assieme a Cina, Stati Uniti e Regno Unito sono le "tigri della crescita pulita" del 21mo secolo è una ricerca, proveniente da accademici della Martin School dell'Università di Oxford e della Smith School of Enterprise and the Environment, pubblicata su Research Policy.
Fra i prodotti che l'Italia realizza ed esporta e su cui deve fare leva, secondo lo studio, ci sono i termometri, gli apparecchi per misurare e monitorare l'inquinamento e le apparecchiature per la rilevazione della pressione, che dunque hanno applicazioni ambientali. Una crescita pulita, osservano gli esperti che hanno sempre anche un occhio attento a come fermare il riscaldamento globale, richiede lo sviluppo e la diffusione di tecnologie che offrano benefici ambientali come le turbine eoliche, i pannelli solari o le attrezzature per monitorare l'inquinamento dell'aria.
Per capire quali Paesi siano candidati alla leadership nella crescita sostenibile, gli economisti e i ricercatori hanno costruito il primo e più grande database al mondo di prodotti green riconosciuti a livello internazionale e classificato le attuali capacità di produzione e di esportazione di questi articoli.
Ciascun prodotto inserito nel database ha un punteggio di complessità associato che indica quanto sia tecnologicamente sofisticato, ad esempio i telai delle biciclette hanno un punteggio inferiore rispetto all'ottica utilizzata nell'energia solare concentrata. Gli economisti hanno dimostrato che i paesi che esportano prodotti più complessi tendono a sperimentare una crescita più rapida. I ricercatori hanno creato anche una nuova misura - il Green Complexity Index (Gci) - che mostra quali paesi sono in grado di esportare i prodotti "più verdi e complessi" e l'Italia si colloca al secondo posto avendo una capacità di produzione "green" altamente avanzata che potrebbe sfruttare con l'aumento della domanda globale di questi prodotti, spiega lo studio. L'Italia risulta anche al primo posto nella classifica del Green Complexity Potential (Gcp) cioè ha il maggior potenziale per diventare competitiva in questo ambito.
Penny Mealy, autrice principale dello studio e ricercatrice dell'Università di Oxford spiega che "comprendere le opportunità di esportazione di prodotti green è utile per orientare le strategie industriali sostenibili e per progettare pacchetti di stimolo sostenibile". E rileva che "mentre i responsabili politici cercano modi per stimolare l'economia nel mezzo dell'attuale pandemia globale, investire nelle capacità di produzione green dei paesi potrebbe essere una vittoria per tutti".