Dall'ambiente alla salute, il Gpl è una tra le fonti più pulite
Uno studio ha valutato i potenziali impatti ambientali associati alla filiera nazionale del Gpl per uso stazionario, confrontati con le più comuni alternative energetiche, analizzando 16 categorie di impatto nelle tre aree considerate
Considerare l’intero ciclo di vita e misurare gli impatti non solo sull’ambiente e sulla salute ma anche sul consumo di risorse. Con queste premesse è stato condotto uno studio del Politecnico di Milano commissionato da Assogasliquidi-Federchimica per confrontare le principali fonti di energia ad uso domestico e industriale. L’analisi, condotta dal gruppo di ricerca Aware (Assessment on waste and resources) del Politecnico, ha valutato i potenziali impatti ambientali associati alla filiera nazionale del Gpl per uso stazionario, confrontati con le più comuni alternative energetiche, analizzando 16 categorie di impatto nelle tre aree considerate.
Per il settore domestico, l’utilizzo di Gpl in caldaie è stato confrontato con alcuni scenari energetici alternativi, come il consumo di pellet A1 in stufe ad aria, l’uso di gasolio in caldaie di vecchia installazione e il ricorso a pompe di calore elettriche (idronica in clima rigido e aria-aria in clima temperato).
Nel dettaglio la filiera del pellet risulta peggiorativa in 12 delle 16 categorie di impatto considerate, con un incremento tra il 39% (tossicità umana cancerogena) e l’8769% (consumo di suolo) con un +1094% nell’assunzione di materiale particolato. Dalla raccolta dei dati di inventario relativa ai fattori emissivi nella fase di combustione emerge un dato di assoluta rilevanza, relativo alla concentrazione di benzo(a)pirene nelle emissioni degli apparecchi alimentati a pellet, che risulta di tre ordini di grandezza superiori rispetto a quelle connesse all’impiego di Gpl (+19.650%).
La filiera del gasolio, invece, risulta peggiore di quella Gpl in 9 delle 16 categorie di impatto, con incrementi fino al 156% (impatto radiazioni ionizzanti). La ragione è principalmente riconducibile al maggiore impatto ambientale del gasolio in fase produttiva, unitamente ai minori carichi ambientali che la filiera Gpl presenta durante la fase di combustione. Dai dati raccolti sui fattori di emissione in fase di combustione, risulta che le emissioni di particolato fine (PM2,5) associate agli apparecchi alimentati a gasolio sono superiori rispetto a quelle generate dalla combustione in caldaia alimentata a Gpl (+627%).
Per quanto riguarda gli impatti ambientali del ciclo di vita delle pompe di calore elettriche, infine, i risultati del confronto con la filiera Gpl dipendono molto dal mix elettrico di alimentazione. Quando l’elettricità è prelevata dalla rete elettrica, l’uso del Gpl è migliore in 10 su 16 categorie per la pompa idronica e in 9 su 16 categorie per l’impianto aria-aria.
L’atteso incremento della quota di energia rinnovabile immessa in rete è destinato a rendere progressivamente meno vantaggiosa la filiera Gpl rispetto a quella elettrica: peraltro, va rilevato che, anche nel caso estremo di alimentazione della pompa con un impianto fotovoltaico domestico, l’uso di Gpl rimarrebbe comunque migliore in 4 categorie di impatto (tossicità umana, eutrofizzazione in acqua dolce, consumo di risorsa idrica e consumo di risorse, materiali e metalli). A tal riguardo, lo studio sottolinea però che la filiera del Gpl è propensa ad orientarsi in un prossimo futuro verso la produzione di bio-Gpl e/o miscele di Gpl con combustibili rinnovabili; sarà quindi opportuno effettuare anche un confronto tra queste nuove filiere e l’alternativa elettrica alimentata da un mix rinnovabile.
Nell’abito del settore industriale, l’analisi ha riguardato il confronto tra le filiere del Gpl e del gasolio considerando i diversi profili di utenza (80% settore small business e 20% grandi industrie). In maniera del tutto simile al confronto per il settore domestico, emerge che il Gpl fornisce prestazioni ambientali migliori in 10 delle 16 categorie di impatto analizzate. La filiera del gasolio registra impatti compresi tra il +11% (categoria di impatto ecotossicità delle acque dolci) e il +149% (categoria di impatto radiazioni ionizzanti).
Oltre a raffrontarne le caratteristiche ambientali con quelle di altri prodotti energetici, lo studio ha consentito di analizzare nel dettaglio la filiera Gpl, individuando i segmenti dove intervenire per efficientarne il profilo ambientale. Dai risultati è emerso che i maggiori impatti della filiera sono riconducibili alla fase di produzione del combustibile, pertanto si ritiene utile valutare, sempre in ottica Lca, le prestazioni associate a processi produttivi di Gpl di origine biogenica, o di miscele Gpl e combustibili rinnovabili.
Un ulteriore parametro di efficientamento è rappresentato dalla promozione dell’uso di fonti alternative (come ad esempio fotovoltaico e cogenerazione) nel processo produttivo del GPL stesso, soprattutto per quei volumi disponibili come sottoprodotti dei processi di raffineria. Stesso discorso per un ulteriore rinnovamento della flotta autocisterne per trasporto stradale Gpl dove, al momento, le società coinvolte nello studio dispongono di un parco mezzi in prevalenza di classe Euro 5 garantendo così un carico ambientale in fase distributiva abbastanza contenuto.
Altri suggerimenti: prolungare il più possibile la vita del serbatoio di stoccaggio in acciaio al carbonio per meglio assorbire l’impatto tossicità umana e consumo di risorse. Andrebbe incentivata la sostituzione di vecchie caldaie domestiche e industriali con moderni apparecchi a condensazione alimentati a Gpl per un’effettiva riduzione delle emissioni in atmosfera a parità di calore utile prodotto.