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Metalli preziosi dai Raee, per estrarli in maniera sostenibile è sufficiente utilizzare una soluzione di lievito di birra esausto

Alterando il pH del composto è possibile recuperare selettivamente ogni singolo metallo presente dei vecchi dispositivi elettronici

Roberto Zoncadi Roberto Zonca   
Foto Shutterstock
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L’elettronica è ormai presente in qualsiasi oggetto di uso comune. Tutti gli elettrodomestici che utilizziamo nelle nostre case, come anche i piccoli elettroutensili che milioni di italiani usano per svolgere dei lavoretti occasionali, ne contengono in abbondanza. E non parliamo poi di computer, videocamere, smartphone e console giochi. Ogni singola scheda, ogni piccolo circuito in esse stampato, è caratterizzato dalla presenza di metalli preziosi come oro, argento, rame e platino. In una economia circolare, quando un dispositivo giunge a fine vita, perché guasto o semplicemente obsoleto, è fondamentale poter recuperare queste risorse.

Recuperare i Raee sarà economico e più sostenibile

Per riuscire a riciclare il più possibile i cosiddetti Raee, acronimo di “Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche”, si deve necessariamente partire da un corretto smaltimento dei vecchi dispositivi. Gli ecocentri, come anche i punti vendita di elettronica che sono tenuti a ritirare il vecchio per il nuovo, sono fondamentali in questa prima fase. Il problema, tuttavia, sorge successivamente, quando le carcasse vengono separate dalla componentistica, così da avviare l’elettronica vera e propria al riciclaggio. Quest’ultimo processo è spesso costoso, e non sempre ecologicamente sostenibile. Per separare i metalli preziosi dalle componenti poco pregiate come la plastica vanno infatti usate sostanze chimiche costose e inquinanti.

La scoperta che potrebbe cambiare le regole del gioco

Ora, grazie alla scoperta di tre istituti austriaci, i vecchi approcci potrebbero esser rapidamente surclassati. Un gruppo di scienziati, impegnati nella ricerca di nuove metodologie sostenibili, ha infatti individuato una possibile soluzione nel lievito di birra esausto. Sulle pagine di Frontiers in Bioengineering and Biotechnology, che ha pubblicato integralmente i risultati dello studio, i ricercatori sostengono di aver trovato il modo di separare i singoli metalli preziosi manipolando di volta in volta i livelli di pH del lievito di birra esausto.

Il lievito, preventivamente liofilizzato e ripulito da metalli, metalloidi, composti e particolato (processo di biosorbimento), è stato combinato con soluzioni polimetalliche sintetiche.

Nella fase sperimentale il processo ha consentito di recuperare

  • Fino al 50 per cento dell’alluminio (pH 3.5);
  • Oltre il 40 per cento del rame (pH 5.0);
  • Oltre il 70 per cento dello zinco (pH 7.5).

Gli scienziati hanno poi testato il processo su un flusso di rifiuti polimetallici prodotto dalla lisciviazione delle schede a circuito stampato. In questo caso si sono osservati dei miglioramenti nel recuperato di rame (oltre il 50 per cento con pH 3.5) e zinco (oltre il 90 per cento con pH 7.5). Il lievito liofilizzato si è dimostrato riutilizzabile ripetutamente. Nella fase sperimentate, dopo esser stato usato in cinque passaggi consecutivi di biosorbimento gli scienziati si sono resi conto che le capacità di estrazione erano pressoché inalterate.

La scoperta risulta importante anche perché il lievito di birra esausto è di fatto un prodotto di scarto privo di valore. A detta degli scienziati il biosorbimento presenta ottimi margini di miglioramento e dunque promette di offrire tassi di recupero più elevati di quelli raggiunti fino a questo momento.

Fonte:
Lo studio su Frontiers in Bioengineering and Biotechnology

Roberto Zoncadi Roberto Zonca   
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