Farmaceutica, esperti: "Parità di genere in azienda lavorando su più piani"
Roma, 6 dic. Adnkronos Salute) - Come si raggiunge la parità di genere? Ci sono varie dimensioni su cui lavorare, da quella culturale a quella del work-life balance con lavoro flessibile part-time e da remoto che consente di ottenere questi obiettivi. Merck è un’azienda particolarmente interessante sotto parecchie dimensioni, ma quella che ha attratto maggiormente la mia attenzione è la parità di genere e tutte le politiche messe in atto perché non si faccia solo del pinkwashing”. Lo ha detto Barbara Martini, docente di Politica Economica presso l’Università Tor Vergata di Roma e delegata del rettore alle Pari opportunità e inclusione a margine della conferenza stampa organizzata da Merck Italia ieri a Roma per la presentazione del report realizzato da The European House Ambrosetti su ‘Il valore di Merck in Italia’.
“Le donne entrano nel job market perché trovano delle condizioni che consentono loro di bilanciare la vita con il lavoro. Poi - continua Martini - ci sono i role models: in questa azienda esistono donne con posizioni apicali che possono comprendere le esigenze delle altre donne e individuare best practice che agevolino la loro vita nell’azienda, oltre a un’occupazione femminile qualificata. Questo è importante sul territorio in particolare nel Sud così come nella sede di Ivrea. Un’impresa nuova si va ad innestare su un humus culturale e territoriale favorevole perché impregnato da una cultura precedente”.
A proposito di contesto, nel suo intervento, Veronica De Romanis, economista e docente di European Economica della Luiss di Roma e della Stanford University di Firenze osserva che “il Paese si trova in una situazione di crescita stagnante a causa della produttività che non cresce da anni. Questo scenario - ricorda De Romanis - si inverte grazie alle riforme. Bisogna riformare il contesto economico per trovare e attirare aziende come Merck, che investe nel nostro Paese. Abbiamo un capitale umano sprecato dato che le eccellenze vanno all’estero e spesso non c’è, a causa del calo demografico, oltre che nascosto, date tutte quelle donne che non lavorano. Investendo in questo capitale umano - conclude - possiamo far ripartire la crescita e competere con altri paesi europei.”