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Vittoria storica delle "Anziane per il clima": perché la sentenza della Corte europea dei diritti umani è una pietra miliare

Le attiviste per il clima chiedevano di obbligare la Svizzera a tutelare i loro diritti umani e ad adottare i provvedimenti necessari per scongiurare un aumento della temperatura di oltre 1,5°C. Perché è un precedente storico e le altre cause, anche in Italia

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Le Anziane per il Clima
Le Anziane per il Clima (Foto da account Instagram di Greenpeace Switzerland)

La Grande Camera della Corte europea per i diritti umani (CEDU) ha espresso il proprio verdetto sul caso «Verein KlimaSeniorinnen Schweiz and Others v. Switzerland», una causa climatica lanciata dall’associazione elvetica Senior Women for Climate Protection Switzerland (Anziane per il clima Svizzera) e da altri singoli querelanti contro lo Stato svizzero per chiedere misure concrete di contrasto ai cambiamenti climatici, che minacciano il loro diritto alla vita. Con una sentenza storica del 9 aprile, la Corte di Strasburgo si è espressa a favore del gruppo di donne, riconoscendo il diritto alla protezione del clima come un diritto umano.

Cosa chiedevano le anziane per il clima?

Le ricorrenti, supportate da Greenpeace Svizzera, chiedevano alla Corte di obbligare la Svizzera a intervenire a tutela dei loro diritti umani, e di adottare i provvedimenti legislativi e amministrativi necessari per contribuire a scongiurare un aumento della temperatura media globale di oltre 1,5°C, applicando obiettivi concreti di riduzione delle emissioni di gas serra.

Cosa ha stabilito la Corte

La Corte ha stabilito che la Svizzera viola i diritti umani delle donne anziane perché non sta adottando le misure necessarie a contenere il riscaldamento globale. In particolare, il tribunale ha riscontrato una violazione dell’articolo 8 (diritto alla vita privata e familiare) e dell’articolo 6 (diritto alla giustizia).  Per la prima volta, un tribunale transnazionale specializzato in diritti umani sostiene esplicitamente il diritto alla protezione del clima. Nella sua sentenza, la CEDU stabilisce i requisiti specifici che gli Stati membri devono soddisfare per rispettare i loro obblighi in materia di diritti umani. Nell’ambito di questo procedimento, come terza parte anche l’Italia, tramite l’Avvocatura generale dello Stato, aveva presentato una propria memoria, per supportare la posizione della Svizzera.

Una pietra miliare per la giustizia climatica

La sentenza è una pietra miliare per la giustizia climatica. «Questa decisione sarà di grande importanza per ulteriori cause sul clima contro Stati e aziende in tutto il mondo e aumenterà le loro possibilità di successo», spiega Cordelia Bähr, a capo del team legale delle Anziane per il clima. «Questa sentenza mostra ai cittadini, ai giudici e ai governi di tutta Europa cosa è necessario fare in termini di protezione del clima per rispettare i diritti umani». La decisione segna un importante precedente per le controversie sul clima a livello globale. Tutti gli Stati del Consiglio d’Europa potrebbero essere invitati dai loro cittadini a rivedere e, se necessario, rafforzare la loro politica climatica sulla base dei principi sviluppati dalla CEDU per salvaguardare i diritti umani. Ne beneficerebbero tutte le persone, al di là della generazione a cui appartengono. Quanto accaduto oggi, inoltre, non si ferma a Strasburgo. Le storie delle KlimaSeniorinnen sono anche all’attenzione della Corte internazionale di giustizia, dove all’inizio del prossimo anno si terranno delle udienze sugli obblighi di giustizia climatica di tutti i governi.

Le Anziane per il Clima (Foto da account instagram di Greenpeace Switzerland)

Le cause climatiche in corso, anche in Italia

L’importanza delle cosiddette climate litigation (o cause climatiche) nel mondo sta crescendo e il numero, secondo l’UNEP, è più che raddoppiato dal 2017 a oggi.  Nella stessa giornata, la CEDU ha esaminato e respinto un ricorso intentato da un gruppo di giovani portoghesi nei confronti di 32 Stati membri dell’Unione Europea (caso «Duarte Agostinho and Others v. Portugal and 32 Other States») e quella che ha per protagonista l’ex sindaco del paese transalpino Grande-Synthe contro lo Stato francese (caso «Carême v. France»). In Italia, siamo in attesa della decisione relativa alla Giusta Causa, la causa climatica contro ENI che abbiamo presentato presso il Tribunale di Roma il 9 maggio 2023 insieme a dodici cittadine e cittadini e ReCommon per obbligare l’azienda a ridurre le sue emissioni in linea con l’Accordo di Parigi. La prima udienza si è tenuta lo scorso 16 febbraio. 

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