L’Italia ha scelto di porsi dalla parte giusta e ha aderito ufficialmente all’impegno, sottoscritto da 23 Stati e soggetti finanziari pubblici come la Banca Europea degli investimenti, di smettere di finanziare progetti petroliferi e del gas fuori dai confini entro il 2022. Una decisione in linea con l’obiettivo di mantenere l’aumento della temperatura globale entro 1,5°C.
Anche se il documento si riferisce ai “combustibili fossili non abbattuti” (unabated), cioè quei combustibili le cui emissioni non sono “abbattute” attraverso tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio (CCS), chiudere questi rubinetti è un ottimo segnale.
Ci auguriamo che sia un primo passo per smettere di foraggiare progetti fossili, inquinanti e obsoleti, anche nel nostro Paese, in cui ad esempio i Sussidi Ambientalmente Dannosi ammontano ancora a 17,7 miliardi di euro.
Ci aspettiamo adesso che i piani industriali di aziende fossili controllate dal governo, come Eni e Snam, modifichino in modo coerente i loro piani industriali impegnandosi in una vera transizione energetica basata sulle rinnovabili e l’efficienza, senza puntare su false soluzioni e riducendo drasticamente le emissioni complessive di gas serra.
Lo stesso impegno dovrebbe essere preso da quelle istituzioni finanziarie private, da Banca Intesa San Paolo – la peggiore banca sul clima in Italia – oltre che da quelle che hanno iniziato un percorso come Unicredit e Assicurazioni Generali. L’Italia può giocare un ruolo di punta nella transizione energetica: è il momento di farlo!
Per approfondimenti leggi il nostro comunicato stampa con WWF e Legambiente