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Pericolo pubblico

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Green Peace

Non fare nulla per decenni, grazie anche ai miliardi investiti dai negazionisti del clima e attendere che la situazione arrivi al punto di rottura per avviare una stretta sociale antidemocratica senza precedenti contro chi decide di ribellarsi a morti, migrazioni forzate, crisi alimentari, devastazione ambientale. 

Non è Orwell: sta succedendo ovunque, anche in Italia, dove varie misure restrittive sono applicate sempre più spesso ad attiviste e attivisti che protestano contro la crisi climatica e ambientale in corso. Ultimo esempio in ordine di tempo, il recente arresto per i tre attivisti di Ultima Generazione che hanno lanciato vernice lavabile sulla facciata del Senato, al momento liberi in attesa di processo fissato per il prossimo 12 maggio. 

Su tutte, spicca la proposta della Questura di Pavia di andare per le spicce, attingere direttamente dal codice antimafia e usare la “sorveglianza speciale” per neutralizzare un attivista di Ultima Generazione, Simone Ficicchia: se ne discute tra poche ore in Tribunale. Questa odiosa misura, palesemente eccessiva, prevista dal (Decreto Legislativo n.159 del 2011) si applica contro chi rappresenta una minaccia per l’incolumità pubblica. E qui, è bene farsi qualche domanda. 

Forse ad alcuni certe modalità di protesta potrebbero non piacere. Ma dov’è – davvero – il pericolo per l’incolumità di noi tutti e tutte, e delle future generazioni? Davvero il pericolo sta nelle proteste non violente e negli attivisti? Che tipo di società siamo se rifiutiamo di riflettere su questioni come l’inazione e la complicità di politica e aziende nell’emissione di gas serra, che si sostanzia nel finanziamento pubblico e privato di ulteriori estrazioni di combustibili fossili? Per l’incolumità di noi tutti, è molto più dannoso il fatto che (tra l’altro) le fonti rinnovabili, l’efficienza energetica e l’economia circolare sono solo belle parole che non trovano concretezza. 

In Italia ormai il governo ha rinunciato alla “transizione ecologica” (sparita dalla nomenclatura dell’ex Ministero dell’Ambiente) ed esplicitamente sostituisce la sempre più urgente decarbonizzazione (eliminazione di ogni combustibile fossile: gas, petrolio e carbone) con un vaghissimo concetto quale la “ottimizzazione” del sistema energetico nazionale. Tutto ciò fa il paio con la paventata ripresa delle trivellazioni anche in aree delicate con l’Alto Adriatico o la leggerezza con cui si piazza un pericoloso rigassificatore (non si sa nemmeno come sarà fatto) nel porto di Piombino: senza nemmeno un percorso affidabile di valutazione dei rischi e degli impatti. 

Non deve sorprendere dunque se cittadine e cittadini protestano. Sorprende, invece, l’ottusità di chi continua ad ignorare la portata di un problema sempre più evidente, con il 2022 che è – almeno sinora – l’anno più caldo mai registrato in diversi Paesi europei, Italia inclusa. Il clima sta cambiando: lo vediamo tutti. Invece di cambiare direzione, anche il governo del nostro Paese si nasconde dietro il greenwashing, insistendo su fonti che alterano il clima come il gas fossile o illusorie come la fusione nucleare, invece di perseguire con decisione la transizione energetica verso le rinnovabili, come richiamato dal Presidente Mattarella nel suo discorso di fine anno. 

Non abbiamo molto tempo, e le persone che protestano oggi lo sanno benissimo. Sospettiamo che lo sappia anche chi, tra i partiti politici e le aziende, continua a far finta di nulla. Se non, indignarsi per un po’ di vernice lavabile.

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