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L’Italia è il 4° Paese in Europa per esportazione di rifiuti plastici in Turchia (altro che riciclo!)

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L’Italia è il 4° Paese in Europa per esportazione di rifiuti plastici in Turchia (altro che riciclo!)

Campioni del riciclo? Di sicuro siamo campioni di esportazioni di rifiuti plastici in Turchia. Solo nel 2023 il nostro Paese ha esportato in Turchia ben 41.580 tonnellate di plastica l’equivalente di 347 camion al mese – piazzandosi al 4° posto tra i maggiori esportatori europei. Peggio di noi hanno fatto solo il Regno Unito (140.907 tonnellate), la Germania (87.109 tonnellate) e il Belgio (74.141 tonnellate).

Ma perché i nostri rifiuti plastici, insieme a quelli di molti Paesi europei, finiscono proprio in Turchia? E, soprattutto, quanto sono cresciute nel tempo le nostre esportazioni di rifiuti ai danni di questo Paese? Vediamolo insieme.

Discarica di Seyhan, TurchiaCome la Turchia è diventata la discarica d’Europa

La questione della plastica è più complessa di quanto si pensi. Vivere nei Paesi sviluppati può farci sentire virtuosi quando differenziamo i rifiuti, tuttavia c’è un rovescio della medaglia: i nostri rifiuti, separati con cura e fatica, possono finire per danneggiare l’ambiente e la salute di chi vive in Paesi lontani e in via di sviluppo. È il caso della Turchia, che negli ultimi anni è diventata la principale destinazione di queste esportazioni europee. Per rendere l’idea, solo nel 2023 in Turchia sono state inviate ben 456.507 tonnellate di rifiuti plastici.

STOP PLASTICAMa com’è potuto succedere? Perché proprio la Turchia?

L’aumento delle esportazioni di rifiuti plastici in Turchia è iniziato nel gennaio 2018, quando la Cina ha deciso di vietare nel proprio Paese le importazioni di rifiuti plastici. Cos’è accaduto dopo? Che nel frattempo anche altri Paesi come la Malesia, la Thailandia e il Vietnam hanno imposto restrizioni simili. Ecco quindi che la Turchia ha iniziato a diventare la meta di un aumento incontrollato di spedizioni di rifiuti plastici. 

Ogni mese in Turchia vengono esportati circa 1.174 camion di rifiuti plastici: negli anni scorsi non solo le nostre indagini indipendenti, ma anche un’inchiesta della trasmissione Presa Diretta, hanno documentato discariche a cielo aperto piene di rifiuti italiani che contaminano i suoli e le acque di alcune aree della Turchia.

Discarica di Karahan, TurchiaL’Italia nel gioco degli esportatori: nel 2023 la Turchia è stato il nostro Paese preferito in cui mandare rifiuti plastici

In questo quadro che vede la Turchia letteralmente sepolta dai rifiuti plastici, ecco che l’italia riveste un ruolo importante. Solo nel 2023 il nostro Paese ha esportato 41.580 tonnellate di rifiuti plastici verso la Turchia, un numero che rappresenta un incremento significativo rispetto agli anni precedenti. 

Negli ultimi dieci anni, infatti, le esportazioni italiane sono passate da circa 440 tonnellate a oltre 41.000 tonnellate. Se pensiamo che un camion di rifiuti può trasportare circa 10 tonnellate, dal 2013 al 2023 siamo passati da 44 a oltre 4.100 camion diretti verso la Turchia ogni anno. Questo ha reso la Turchia la destinazione principale tra i Paesi extra UE dei rifiuti in plastica italiani, seguita da Arabia Saudita, Stati Uniti, Svizzera e Yemen.

Per avere un quadro ancora più chiaro basti pensare che, in totale, nel 2023 l’Italia ha esportato fuori dall’Europa 83.1389 tonnellate di rifiuti in plastica: pari a circa il 39% del suo export di rifiuti di questo tipo. 

BASTA PLASTICADiscarica di Seyhan, TurchiaNel 2024 non è andata meglio: le nostre esportazioni verso la Turchia sono continuate ad aumentare 

Da gennaio a settembre del 2024, i primi dati disponibili segnalano un export italiano di rifiuti in plastica verso la Turchia di oltre 36.000 tonnellate. Questo dato è pienamente in linea con il trend di crescita degli ultimi dieci anni, e potrebbe a fine anno superare il dato del 2023. Decisamente un primato di cui c’è poco di cui essere orgogliosi.

La plastica è un’emergenza globale che dobbiamo affrontare adesso

La plastica non è solo una questione di inquinamento ambientale: il suo impatto si estende anche al clima, alla salute pubblica e alla giustizia sociale. Uno studio di Greenpeace condotto nella città di Adana, in Turchia, ha messo in luce come il carico di rifiuti plastici inviati dai Paesi sviluppati danneggi la salute delle persone nei Paesi a basso reddito, esponendole a sostanze tossiche come diossine e furani, noti agenti cancerogeni. 

Questo scenario è insostenibile e chiama all’azione tutti e tutte noi. È fondamentale agire ora, spingere per un cambiamento e garantire che le nostre azioni quotidiane non si traducano in un onere per altri Paesi.

Il prossimo 25 novembre inizierà a Busan, in Corea del Sud, l’ultimo round per la definizione di un Trattato globale sulla plastica sotto l’egida delle Nazioni Unite: oggi più che mai è fondamentale garantire misure concrete per prevenire l’inquinamento da plastica in ogni fase della produzione e dello smaltimento. Ogni Paese deve essere responsabile della gestione dei propri rifiuti, ma non solo: 

servono strumenti legislativi che coprano l’intero ciclo di vita della plasticabisogna ridurre di almeno il 75% la produzione totale di plastica entro il 2040occorre al più presto vincolare le grandi multinazionali a vendere sempre più prodotti sfusi o con packaging riutilizzabile.

I governi devono smettere di scaricare le proprie responsabilità sui Paesi vulnerabili: è ora di affrontare il problema alla fonte!

Chiedi con noi un trattato globale efficace contro la plastica

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