Il Trattato globale sugli oceani è realtà, ma va ratificato subito per proteggere il mare
Entrerà in vigore solo quando almeno 60 governi lo avranno firmato. Gli oceani sono vitali per ogni essere vivente sulla Terra e le minacce che devono affrontare aumentano.
Lo scorso 4 marzo, i leader mondiali hanno adottato il Trattato Globale per gli Oceani, dopo un lungo percorso fatto di buoni propositi, proposte e negoziati che va avanti dai primi anni Duemila. Dopo aver immaginato per decenni come potrebbe essere una rete di santuari marini – magiche foreste sottomarine e barriere coralline colorate e brulicanti di vita – questa storica vittoria in materia di conservazione ci ha permesso di fare un altro passo avanti verso la protezione degli oceani.
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Il Trattato è il primo passo, ma la strada è ancora lunga
L’adozione del Trattato non significa che il lavoro sia finito. Questo potente strumento, che può essere utilizzato per creare vaste aree marine protette dove la vita marina possa riprendersi e prosperare, entrerà in vigore solo quando almeno 60 governi lo avranno firmato. Gli oceani sono vitali per ogni essere vivente sulla Terra e le minacce che devono affrontare aumentano.
Prendendo come riferimento il Trattato, Greenpeace International ha pubblicato un nuovo rapporto, intitolato “30×30: dal Trattato globale sugli oceani all’adozione di efficaci misure di protezione del mare”. Il rapporto propone una roadmap politica per arrivare a proteggere il 30% degli oceani entro il 2030 (il cosiddetto obiettivo 30×30 per la salvaguardia della biodiversità) che vede come primo passo la ratifica del Trattato da parte degli Stati durante l’Assemblea generale delle Nazioni Unite in programma il prossimo 20 settembre.
Altro punto importante è l’identificazione di tre siti prioritari da inserire tra i santuari oceanici, per la loro importanza ecologica: il Mar dei Sargassi nell’Oceano Atlantico, le Emperor Seamounts nell’Oceano Pacifico nord-occidentale e il Mare di Tasman meridionale/Lord Howe Rise tra Australia e Nuova Zelanda.
Cosa minaccia gli oceani
Non è possibile negarlo, le numerose attività umane hanno un impatto crescente sugli oceani. Il rapporto fa un’analisi globale sulla pesca nelle aree di alto mare e mostra com’è cresciuta dell’8,5% tra il 2018 e il 2022. Paradossalmente, proprio nelle aree di alto mare che sarebbe opportuno proteggere in via prioritaria, le ore di pesca sono cresciute ancora di più, con un aumento del 22,5% negli ultimi cinque anni.
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Insieme a questo rapporto, Greenpeace International ha creato, in collaborazione con lo studio di animazione britannico Rumpus, un cortometraggio animato che racconta la storia della protezione degli oceani. L’attrice e attivista Jane Fonda, l’attore Simon Pegg e la cantautrice Camila Cabello danno voce a tre creature marine che si trovano faccia a faccia con la realtà della distruzione dei mari e affrontano varie difficoltà nella loro ricerca di un santuario nell’oceano.
Serve la ratifica del Trattato da parte del governo italiano
Il Trattato è una vittoria storica per i mari, ma in assenza di misure concrete gli impatti sulla vita marina peggiorano. Ora tutti i Paesi, Italia inclusa, devono procedere con urgenza alla ratifica e iniziare a creare una rete efficace di aree marine protette anche nelle loro acque territoriali e nelle Zone Economiche Esclusive.
Le minacce che affrontano gli oceani aumentano di giorno in giorno. Non c’è tempo da perdere. Unisci la tua voce alla nostra!
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