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Greenpeace condannata per le accuse infondate di Energy Transfer, ma non ci faremo mettere a tacere

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Greenpeace condannata per le accuse infondate di Energy Transfer, ma non ci faremo mettere a tacere

Nella tarda sera di mercoledì 19 (ora italiana) una giuria di nove persone della Contea di Morton, in Nord Dakota, ha emesso il verdetto sulla causa temeraria e infondata mossa da Energy Transfer contro Greenpeace negli Stati Uniti (Greenpeace Inc e Greenpeace Fund) e Greenpeace International. La giuria ha stabilito che Greenpeace è responsabile per oltre 660 milioni di dollari per le proteste contro l’oleodotto Dakota Access. Questo verdetto farà sì che le multinazionali dei combustibili fossili ora cercheranno, con ancora più forza e arroganza, di negare la libertà di parola e impedire le proteste pacifiche. Ma la nostra lotta contro l’infondata azione legale di Energy Transfer non finisce qui.

Le accuse di Energy Transfer sono infondate

Greenpeace USA è stata citata in giudizio dalla compagnia petrolifera Energy Transfer in relazione alle proteste del 2016 guidate dalle comunità indigene contro il passaggio dell’oleodotto Dakota Access, nella riserva di Standing Rock. L’azienda fossile statunitense, operatore dell’oleodotto contestato, sostiene infatti in modo infondato che le proteste siano state orchestrate da Greenpeace.

«Stiamo assistendo al pericoloso ritorno degli stessi comportamenti che hanno alimentato la crisi climatica, acuito le disuguaglianze sociali e ambientali e anteposto i profitti dei combustibili fossili alla salute pubblica e a un pianeta abitabile. La precedente amministrazione Trump aveva passato quattro anni a smantellare le politiche di protezione dell’aria e dell’acqua e la sovranità indigena. Ora insieme ai suoi alleati vuole finire il lavoro zittendo ogni forma di protesta pacifica. Non ci tireremo indietro. Non ci faremo mettere a tacere», dichiara Mads Christensen, direttore esecutivo di Greenpeace International.  

FIRMA PER STARE DALLA PARTE DI GREENPEACECon questo tipo di cause si vuole zittire il dissenso

L’azione legale di ET è un tipico esempio di SLAPP: una causa temeraria intentata per bloccare gli attivisti e le organizzazioni non profit impegnati nella difesa dell’ambiente con ingenti spese legali, nel tentativo di portarle al fallimento economico e, in ultima analisi, di mettere a tacere ogni dissenso.

Anche le grandi compagnie petrolifere Shell, TotalEnergies ed ENI negli ultimi anni hanno lanciato SLAPP contro diverse realtà di Greenpeace. Un paio di questi casi sono stati fermati con successo. Tra questi, nel 2024, Greenpeace France ha avuto la meglio sulla SLAPP intentata da TotalEnergies, mentre Greenpeace UK e Greenpeace International hanno costretto Shell a rinunciare alla sua causa temeraria. In Italia, la SLAPP intentata da ENI nei confronti di Greenpeace Italia e ReCommon arriverà in tribunale nei prossimi mesi. 

FIRMA PER STARE DALLA PARTE DI GREENPEACENon ci faremo mettere a tacere. La nostra lotta continua!

«Energy Transfer non ha scritto l’ultima parola su di noi in questa battaglia, abbiamo appena iniziato la nostra azione legale anti-SLAPP contro i suoi attacchi alla libertà di parola e alle proteste pacifiche. Porteremo Energy Transfer in tribunale a luglio nei Paesi Bassi. Non ci fermeremo», dichiara Kristin Casper, consigliere generale di Greenpeace International.

Greenpeace negli Stati Uniti farà appello contro il verdetto della giuria. Inoltre, in risposta alla SLAPP di Energy Transfer negli Stati Uniti, GPI ha avviato il primo test della Direttiva anti-SLAPP dell’Unione Europea, presentando un’azione legale presso un tribunale dei Paesi Bassi contro l’azienda statunitense. GPI cercherà di recuperare tutti i danni subiti per via delle cause ripetute e prive di merito di Energy Transfer.

Vogliamo dimostrare che quando cercano di zittire una voce, se ne alzano altre cento! Firma per stare dalla parte di Greenpeace.

Ogni voce conta!

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