Negli ultimi mesi, la questione dei PFAS (sostanze poli e per-fluoroalchiliche) è tornata al centro del dibattito politico ed economico europeo. Uno dei motivi è il rapporto di Mario Draghi sul futuro della competitività europea, che sostiene una tesi piuttosto opinabile: ovvero che diversi settori industriali non possano fare a meno dei PFAS perché non esisterebbero sostanze con cui sostituirli.
Ma è davvero così o si tratta dell’ennesimo tentativo di tutelare gli interessi di pochi anziché la salute delle persone? Spoiler: è la seconda.
L’irrinunciabilità dei PFAS secondo DraghiNel suo rapporto intitolato “Il futuro della competitività europea”, Mario Draghi ha affrontato diversi temi legati allo sviluppo economico e industriale dell’Europa, mettendo in luce la centralità del settore energetico e delle tecnologie pulite. In questo contesto, l’ex presidente della BCE ha espresso preoccupazione riguardo a un possibile divieto esteso dei PFAS in Europa, sostenendo che attualmente non esistono alternative valide per alcuni settori chiave, come la produzione di batterie e di elettrolizzatori, fondamentali per la transizione energetica. Draghi teme che le restrizioni proposte dall’UE possano rallentare l’innovazione e la competitività industriale europea, soprattutto di fronte a competitor come Stati Uniti e Cina.
Secondo Draghi, la normativa attuale pone già limiti stringenti su oltre 10.000 sostanze PFAS, ma introdurre ulteriori restrizioni potrebbe creare incertezze negli investimenti, specialmente per settori come quello dei refrigeranti per pompe di calore. Una tale stretta regolatoria, a suo avviso, rischierebbe di ostacolare lo sviluppo delle tecnologie necessarie per la decarbonizzazione e la transizione ecologica.
Ma quanto c’è di vero nelle sue parole? Praticamente niente.
I PFAS sono sostituibili eccomeLe affermazioni di Draghi sulla mancanza di alternative ai PFAS lasciano interdetti, perché non corrispondono alla realtà dei fatti.
Draghi è smentito dai dati dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche: a dispetto di quanto afferma l’ex premier, infatti, nella stragrande maggioranza dei settori industriali, inclusi quelli delle energie rinnovabili, esistono già delle alternative ai PFAS. Il dossier dell’ECHA stilato nel 2023 ne individua nel settore delle batterie agli ioni di litio, per i semiconduttori, per le pale eoliche. E molte aziende stanno già sostituendo i PFAS dalla filiera produttiva.
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CONSULTA LA NOSTRA TABELLAMolte aziende inoltre hanno già iniziato a eliminare i PFAS dai loro processi produttivi, in particolare nel settore tessile e nei beni di consumo. Si tratta di esempi positivi che dimostrano che una transizione industriale è possibile anche senza l’uso di queste sostanze pericolose.
L’appello delle Mamme No PfasUna delle voci più accorate nella discussione è quella delle Mamme No Pfas, un comitato nato tra le famiglie del Veneto, una delle zone più colpite dall’inquinamento da PFAS nell’intera Europa. Queste donne, che si battono da anni per la messa al bando di queste sostanze, hanno espresso tutta la loro preoccupazione e delusione in una lettera aperta a Mario Draghi. Le Mamme No PFAS hanno ricordato come queste sostanze siano cancerogene e persistenti nell’ambiente, al punto che sia loro che i loro figli presentano elevate quantità di PFAS nel sangue. La loro richiesta è chiara: chiedono all’ex premier di rivedere la sua posizione e di impegnarsi a favore di una vera transizione ecologica, che tenga conto della salute delle persone e del futuro delle generazioni più giovani.
Vogliamo eliminare i PFAS, per questo siamo in giro per l’Italia con la nostra spedizione “Acque senza veleni”Il 23 settembre siamo partiti con un obiettivo: raccogliere campioni di acqua potabile in tutto il Paese per realizzare la prima mappatura della contaminazione da PFAS in Italia
Saremo in viaggio per cinque settimane, da Nord a Sud, faremo prelievi e incontreremo anche i comitati locali già impegnati nella lotta contro la contaminazione da PFAS.
In Italia mancano controlli omogenei su scala nazionale e la nostra spedizione andrà a colmare questo vuoto, così da mettere le istituzioni di fronte a una realtà che non può più essere ignorata. Anche tu puoi sostenere la nostra indagine: insieme possiamo ottenere un futuro senza PFAS!
Vogliamo acqua pulita e sicura, libera da veleni
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