Basta trivellare, iniziate a pagare! Attivisti hanno occupato una piattaforma Shell in alto mare
La protesta contro le emissioni climalteranti da fonti fossili in un video realizzato dalla stessa associazione GreenPeace
Da più di 48 ore, da martedì mattina, un gruppo di quattro attiviste e attivisti di Greenpeace International provenienti da diversi Paesi sta occupando una piattaforma di Shell da 34.000 tonnellate nell’Oceano Atlantico, vicino alle Canarie. Con il supporto della nave Arctic Sunrise di Greenpeace, gli attivisti sono saliti a bordo della White Marlin, un nave da carico che trasporta una piattaforma di stoccaggio e scarico di Shell, diretta verso il Mare del Nord. La piattaforma occupata fa parte dell’infrastruttura di produzione che dovrebbe consentire al colosso petrolifero di sbloccare otto nuovi pozzi nel giacimento di petrolio e gas Penguins North Sea.
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Gli attivisti hanno portato con sé rifornimenti sufficienti per occupare la piattaforma per diversi giorni e uno striscione con il messaggio: “Basta trivellare. Iniziate a pagare”. Altri due attivisti hanno tentato di unirsi a loro ma non sono riusciti a salire a bordo.
L’azione nonviolenta intende accendere i riflettori sulle responsabilità dell’industria dei combustibili fossili, che continua a distruggere il clima del Pianeta senza pagare un centesimo per risarcire le perdite e i danni causati.
Attivisti anche al quartiere generale di Shell, che annuncia profitti record
Nel frattempo, a Londra, questa mattina un secondo gruppo di attiviste e attivisti di Greenpeace UK ha portato un messaggio a nome del Pianeta al quartiere generale di Shell, che proprio oggi ha annunciato profitti record per oltre 32 MILIARDI di sterline (39,9 miliardi di dollari).
Gli attivisti chiedono a Shell di assumersi le proprie responsabilità nella distruzione del clima e di pagare per la devastazione causata in tutto il Pianeta.
“I governi mondiali non stanno facendo niente per fermare la distruttiva ricerca di profitto di Shell, quindi non ci hanno lasciato altra scelta che agire”, ha detto Yeb Saño, direttore esecutivo di Greenpeace Sud East Asia, che si trova a bordo dell’Arctic Sunrise. “Shell, insieme a tutta l’industria fossile, ha portato la crisi climatica nelle nostre case e tra le nostre famiglie. Per questo continueremo a perseguire le aziende fossili in mare, nelle assemblee degli azionisti, nei tribunali, nei loro quartier generali e online: non ci fermeremo fino a quando giustizia climatica non sarà fatta, finché chi inquina e devasta il nostro Pianeta non avrà pagato.”
L’occupazione della piattaforma di Shell è ancora in corso, segui le nostre pagine social e l’hashtag #MakeShellPay per nuovi aggiornamenti!