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2022, un anno di azioni per la pace e il clima

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2022, un anno di azioni per la pace e il clima

Anche il 2022 sta finendo: un altro anno ricco di lotte, speranze e azioni per garantire un domani più verde e di pace. Dal Festival di Sanremo alla Fiera del Gas di Milano, dalle acque al largo di Siracusa al porto di Amsterdam, ecco alcune delle azioni più significative dell’ultimo anno. Il nostro grazie va alle attiviste e agli attivisti per il loro coraggio, e a chi continua a far sentire la propria voce per proteggere il Pianeta. 

1.Contro il greenwashing di ENI al Festival di Sanremo

Lo scorso febbraio abbiamo portato al teatro Ariston la nostra protesta contro il greenwashing di ENI, tra i principali sponsor della kermesse. Durante la terza serata del Festival, attiviste e attivisti hanno pacificamente invaso il “green carpet” voluto da ENI davanti al Teatro Ariston per promuovere Plenitude, la nuova realtà aziendale presentata come una svolta sostenibile. Il Cane a sei Zampe sfrutta la vetrina di eventi come il Festival di Sanremo per presentarsi come un’azienda attenta all’ambiente, mentre in realtà continua a investire nei combustibili fossili che alimentano la crisi climatica.

Attiviste e attivisti hanno scavalcato le transenne del “green carpet” per denunciare questa ennesima operazione di greenwashing, e prima di essere fermati dalla sicurezza sono riusciti a mostrare uno striscione con la scritta «ENI green? Se la suona e se la canta!». Mentre da un balcone che sovrasta l’ingresso del teatro Ariston sono stati esposti altri due striscioni con le scritte: «Basta pubblicità di aziende inquinanti» e «ENI inquina anche la musica!». Dobbiamo liberare il mondo della musica, della cultura, dello sport, dell’informazione e dell’istruzione dalla propaganda di chi aggrava la crisi climatica!

2. Pace, non petrolio! 

A seguito dell’invasione russa dell’Ucraina, attiviste e attivisti di Greenpeace hanno manifestato pacificamente nei mari di tutta Europa per chiedere ai governi europei di tagliare le importazioni di petrolio e gas fossile russo che alimentano la macchina da guerra di Putin. In aprile, anche in Italia, nelle acque di fronte a Siracusa, gli attivisti hanno svolto una protesta pacifica per ostacolare l’arrivo in porto della nave SCF Baltica, proveniente dalla Russia e contenente un carico di petrolio greggio. Gli attivisti, con il supporto della nave Rainbow Warrior di Greenpeace, hanno scritto a lettere cubitali sulla fiancata della petroliera il messaggio “Peace not oil” (Pace non petrolio) per chiedere un’immediata cessazione della guerra e una vera transizione ecologica che metta fine alla dipendenza dai combustibili fossili. Tra gli alberi della Rainbow Warrior è comparso inoltre un enorme simbolo della pace, mentre alcuni attivisti hanno esposto i loro messaggi direttamente in acqua.

Per promuovere la pace e proteggere le persone da conflitti e crisi climatica, dobbiamo investire seriamente sulle fonti rinnovabili, l’efficienza energetica e la mobilità sostenibile.

3. In azione per le foresteGreenpeace activists from several European countries at IJmuiden lock in the Netherlands are blocking a 225-meter-long soybean ship from Brazil.

In maggio, nel porto olandese di Amsterdam, attiviste e attivisti hanno bloccato la nave mercantile “Crimson Ace”, un gigante di 225 metri che trasportava 60 mila tonnellate di soia brasiliana, destinata in gran parte a diventare mangime per gli animali rinchiusi negli allevamenti intensivi europei. Alla protesta pacifica hanno partecipato anche alcuni leader dei Popoli Indigeni brasiliani a bordo della nostra barca a vela Beluga, per chiedere all’Unione Europea una normativa  in grado di fermare l’importazione di soia e altre materie prime che distruggono le foreste. Per fare spazio alle piantagioni di soia destinate agli allevamenti intensivi europei, gli ecosistemi vengono infatti distrutti e i diritti dei Popoli che li abitano e proteggono da sempre sono spesso violati.

Sulla spinta della crescente domanda di mangimi per animali, dal 1997 a oggi la produzione mondiale di soia è più che raddoppiata. E sebbene circa due terzi dei terreni agricoli europei siano oggi dedicati alla produzione di colture destinate alla mangimistica, queste risultano comunque insufficienti a sfamare il gran numero di animali allevati in Europa, con il risultato che le importazioni di soia sono ormai talmente elevate da rappresentare il principale contributo dell’UE alla deforestazione globale.

Grazie alle proteste e a un’enorme pressione pubblica in tutta Europa, poche settimane fa il Parlamento e i governi europei hanno approvato una legge per escludere i prodotti della deforestazione dal mercato comunitario. Un primo passo importante per proteggere le foreste del mondo!

4. Il nostro grido d’allarme alla fiera del Gas di MilanoGreenpeace Italy staged the peaceful protest at the Milan Fair

«Attenzione! Questa non è un’esercitazione. È in corso un’emergenza climatica. Si prega di non credere alle pubblicità ingannevoli delle aziende del gas e del petrolio. Sotto il greenwashing c’è l’inferno climatico». È il grido d’allarme per le sorti del Pianeta che oltre 50 attiviste e attivisti da tutta Europa hanno hanno fatto risuonare dentro e fuori i padiglioni della fiera Gastech, il più importante meeting mondiale delle aziende del gas, del GNL e dell’idrogeno, che si è tenuto lo scorso settembre a Milano. Gli attivisti hanno interrotto l’evento di inaugurazione della fiera rappresentando con fumi e suoni di sirene un’atmosfera da “inferno climatico”, che secondo gli scienziati è il destino a cui andremo incontro se continueremo a bruciare fonti fossili. In contemporanea, lungo il corridoio della metropolitana che porta all’ingresso della fiera, sono state affisse decine di manifesti per svelare ciò che l’industria del gas e del petrolio cerca di nascondere dietro le sue pubblicità patinate: una cupa realtà fatta di inquinamento, eventi climatici estremi sempre più distruttivi e conflitti per il controllo delle fonti fossili. Le nostre volontarie e i nostri volontari hanno distribuito materiale informativo per spiegare come il greenwashing delle aziende inquinanti nasconda la gravità dell’emergenza climatica e ritardi gli interventi necessari a limitare gli impatti del surriscaldamento del Pianeta. 

Per anni, le compagnie dei combustibili fossili hanno negato l’esistenza della crisi climatica e le loro stesse responsabilità. Quando negare è diventato impossibile, la pubblicità è diventata un mezzo per fare greenwashing e distrarre l’opinione pubblica. È ora di finirla!

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